Le stelle sono più belle sulle Madonie: entro il 2018 un osservatorio internazionale

Redazione

Cronaca

Le stelle sono più belle sulle Madonie: entro il 2018 un osservatorio internazionale

09 Maggio 2017 - 14:59

Sarà completata entro maggio 2018 l’installazione sul Monte Mufara sulle Madonie, di un telescopio a grande campo (Wild-Field Mufara Telescope – WMT). Il telescopio sarà comandato in remoto da una sala controllo allestita in Contrada Mongerrati, dove troveranno spazio anche i laboratori scientifici e le foresterie per accogliere ricercatori e studenti. Vedrà finalmente la luce dunque un progetto che risale a diversi anni fa, quando la comunità astronomica italiana decise di realizzare un Osservatorio Nazionale. Fu avviato allora uno studio delle condizioni di osservabilità dei cieli italiani. I risultati furono eccellenti soltanto in Sicilia. L’interesse degli studiosi cadde su Piano Battaglia.

Negli anni novanta, il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) e la Regione Siciliana finanziarono uno studio di fattibilità per la progettazione del centro astronomico. Fu allora che nacque il GAL Hassin, Centro Internazionale per le Scienze Astronomiche con sede ad Isnello, che prevedeva la costruzione di una serie di telescopi che però non fu realizzata. Nel novembre del 2009, dopo quindici anni, arrivano 7,5 milioni di euro per il completamento dell’osservatorio astronomico sulla cima di Monte Mufara a 1865 metri. Il centro apre i battenti nel settembre del 2016. In pochi mesi registra migliaia di visitatori. Un planetario di 10 metri di diametro, un laboratorio dove osservare in diretta l’attività del sole, una terrazza osservativa con 12 telescopi aperta a tutti il sabato sera, un museo con esposizioni permanenti e temporanee, queste e altre interessanti attrazioni situate nella grande struttura alle porte dell’abitato di Isnello.

Entro maggio dell’anno prossimo il telescopio sarà situato sulla cima del monte Mufara. Il Wild-Field Mufara Telescope, robotico sarà appunto fruibile in remoto e a grande campo (7 gradi quadrati) e avrà uno specchio primario di 1 metro di diametro. Uno strumento unico nel suo genere a livello europeo – spiegano gli esperti – e servirà principalmente a individuare asteroidi di medie e piccole dimensioni potenzialmente minacciosi per il nostro pianeta (near-Earth asteroids) e dunque a caratterizzare le loro orbite per scopi scientifici e di sicurezza. Verrà utilizzato anche per incentivare le ricerche nel campo dei gamma-ray bursts, dei pianeti extra-solari, delle sorgenti di onde gravitazionali e dei neutrini. Il progetto ha entusiasmato luminari del calibro di Margherita Hack e Donald Yeomans e a cui hanno manifestato interesse l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e l’Action Team on Near-Earth Objects dell’ONU, il Near-Earth Objects Program Office (JPL-NASA), giusto per citarne alcuni.

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