Viadotto Himera, storia di un disastro annunciato (VIDEO)

Michele Ferraro

Cronaca - Viabilità

Viadotto Himera, storia di un disastro annunciato (VIDEO)
Ripercorriamo la storia del crollo del viadotto con le interviste al presidente Musumeci, all'assessore Falcone, al vice ministro Cancelleri, al sindaco Giannopolo ed a Giacomo Li Destri.

16 Giugno 2020 - 11:49

Quella del crollo del Viadotto Himera è una storia che inizia tanto tempo fa. Ben prima che, in quell’ormai tristemente noto 10 aprile del 2015, i piloni della carreggiata che sostiene il traffico in direzione Catania cedessero, poggiandosi sulla carreggiata opposta.

Per capire da dove nasce questo disastro bisogna fare un salto indietro nel tempo di ben 10 anni. E’ l’inverno del 2005 quando frana la Strada Provinciale 24, proprio nel tratto che domina il Viadotto Himera. Si tratta di una strada importante per la viabilità madonita, l’unica che funge da collegamento fra la A19 ed i paesi di Caltavuturo e Sclafani Bagni. Per anni non si fa nulla. Per anni, attraversando la Palermo – Catania, proprio all’altezza dello svincolo di Scillato, basta volgere lo sguardo alla montagna per vedere strade divelte, abitazioni crollante ed un intero fianco di montagna che, lento e minaccioso si muove verso valle.

IL REPORTAGE DI ROBERTO CHIFARI

Il 27 marzo del 2015 accade l’inevitabile. A seguito di piogge insistenti il fronte di frana ha una improvvisa accelerata e milioni di metri cubi di terra, detriti, fango, raggiungono il letto del fiume Himera, dove poggiano i piloni del Viadotto che resistono per due settimane all’enorme pressione della frana poi, il 10 aprile, cedono. E’ l’inizio di una “telenovela”, piena di dichiarazioni e passerelle che talvolta assumono i tratti della “farsa”.

Come quando, il 16 novembre 2015 il Ministro Graziano Del Rio, in occasione della riapertura della carreggiata in direzione Palermo annuncia: “Entro la primavera del 2018 il tratto autostradale sarà nuovamente disponibile a due corsie per senso di marcia, senza interruzioni”. O come quando, il 30 aprile 2016, poco più di un anno dopo la frana, l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi inaugura la riapertura del Viadotto Himera, ma si tratta dell’altra carreggiata, quelle che non era mai crollata (leggi qui).  

Non è da meno il Ministro Danilo Toninelli che, in visita al cantiere del Viadotto Himera il 19 novembre del 2018 (più di tre anni dopo la frana) annuncia “Il Governo è presente per dire che lo Stato vuole aiutare i Siciliani. L’Anas può riprendersi gradualmente le strade provinciali per migliorare la viabilità. Con questo sopralluogo vogliamo accelerare i lavori del cantiere. La viabilità in Sicilia è una massima priorità”. E meno male, verrebbe da dire. Fatto sta che le tante visite di ministri e presidenti del Consiglio, a prescindere dai colori politici, non hanno sortito alcun effetto

Una lezione su come e quanto fosse prevedibile, dunque evitabile, il crollo del Viadotto Himera la fornisce il sindaco di Caltavuturo Domenico Giannopolo: “Che il sito fosse precario dal punto di vista della stabilità era risaputo. C’è tutta una letteratura sulla geomorfologia di questa parte della vallata dell’Himera che risale addirittura agli anni 70 ed è stata spesso aggiornata. Dopo la frana, fin dalle prime battute, abbiamo capito che si stava andando verso la direzione sbagliata ed il Comune di Caltavuturo è stato l’unico ente che in conferenza di servizi ha votato contro il progetto che si basava sulla costruzione di questa bretella, costata 9 milioni, che si sapeva già allora sarebbe stata poi smontata. E’ una assurdità – protesta Giannopolo – Ciò vuol dire che oltre ai soldi per costruirla bisognerà spendere una montagna di soldi per buttarla giù! Mi chiedo che senso possa mai avere. Un paradosso al quale il mio Comune si opporrà fermamente”.

Ed in effetti anche la storia della bretella che in questi anni ha “ricucito” la A19, in direzione Catania, merita un approfondimento. Oltre al denaro speso per remunerazione delle espropriazioni, giudicate dallo stesso sindaco di Caltavuturo “esagerate” c’è da chiedersi che senso ha, aver inaugurato a novembre del 2015 la bretella (costata 9 milioni di euro) se ad aprile del 2016 è stata riaperta al traffico l’altra carreggiata? Si poteva dubitare sulle prove di carico forse.

Forse non sarebbe stato prudente concentrare sulla carreggiata in direzione Palermo il traffico veicolare in entrambe le direzioni. Ma la riapertura avvenuta in questi giorni, nei due sensi di marcia, proprio di quella carreggiata, fuga ogni dubbio sulla resistenza del viadotto ma altri ne fa venire. Era davvero necessaria quella bretella? Non si potevano velocizzare i controlli sulla carreggiata rimasta in piedi e procedere quindi, già dal 2016, con un doppio senso di marcia come quello che c’è adesso? Che senso ha spendere 9 milioni di euro per costruire una bretella che ora dovrà essere demolita?

Nello Musumeci e Marco Falcone non usano mezzi termini e parlano di un fallimento: “Se i cantieri rimangono fermi, se per tirare su un viadotto non bastano 5 anni è chiaro che c’è qualcosa che non funziona, non siamo più disposti a sopportare questo atteggiamento. Formalizzeremo una denuncia contro l’Anasa per danni economici e danni d’immagini”. L’assessore regionale alle infrastrutture non crede alla data del 31 luglio, fissata dal governo centrale per la riapertura e lancia la sfida “Se rispettano il termine mi dimetto”. Risponde per le rime il vice ministro Giancarlo Cancelleri “prepari pure le dimissioni l’assessore Falcone, il 31 luglio apriremo”

Tra l’incudine ed il martello di una vicenda che si protrae da più di 5 anni si trovano i cittadini, come Giacomo Li Destri, imprenditore edile e protagonista della costruzione della Trazzera Prestanfuso, realizzata grazie ai fondi messi a disposizione dai deputati del Movimento 5 Stelle, e che ancora oggi rappresenta uno snodo fondamentale per gli abitanti di Sclafani Bagni e Caltavuturo che continuano ad utilizzarla quotidianamente per raggiungere l’autostrada e quindi il resto della Sicilia. “E’ sempre la stessa storia – commenta amaramente Giacomo mentre ci accompagna in questo viaggio attorno al Viadotto Himera – Lo di co da cittadino e da imprenditore, la mala burocrazia uccide!”

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