Abbattimento dei Cinghiali, in Friuli si può!

Michele Ferraro

Editoriale

Abbattimento dei Cinghiali, in Friuli si può!
Nelle Madonie la piaga continua fra l’assoluta indifferenza della politica

18 Gennaio 2016 - 00:00

“Il cinghiale lo preferirebbero in un piatto di gnocchi. Invece no, se lo trovano davanti al cancello di casa, in giardino e quando vanno a portare la spazzatura. O lo vedono sbucare di colpo in strada da un cespuglio, mentre passano in macchina, se non peggio in scooter. Mattina, pomeriggio, sera.”

Sembra il racconto di un giorno qualsiasi a Petralia o a Polizzi, Castelbuono, Isnello, Collesano ed ormai anche Pollina, San Mauro etc.

Invece siamo a Longera, in Friuli Venezia Giulia, dove l’allarme cinghiali è stato affrontato con prontezza dopo l’aggressione a Bruno Zerial, l’uomo che per difendere il suo cane da un attacco ha rischiato la vita.

Pochi chilometri a nord, verso Cattinara, che il problema è ancora più avvertito. È lì che raccontano di altri casi di persone azzannate o che si sono salvate scappando a gambe levate.

L'assessore regionale Paolo Panontin ha garantito che la Regione farà il possibile. «Il Piano faunistico regionale che sta per essere approvato – fa sapere – prevede per l'area limitrofa alla città di Trieste delle misure specifiche per il contenimento, che consentiranno di incrementare la pressione venatoria. Nessuno – annota l’assessore – può provvedere da sé”.

 Ma più su, dove la zona si fa campagna, non ne possono più. Il signore che è stato aggredito ha ragione a volersi fare il porto d’armi. Comunque qui c’è già qualcuno che spara, e i colpi si sentono.

Proprio come nelle Madonie dove, nell’assoluta assenza della politica, incoraggiata dal silenzio dei sindaci madoniti, che sembrano aver rinunciato a questa battaglia, il fischio delle pallottole è una costante. Si spara, in pieno Parco delle Madonie. La caccia clandestina al cinghiale è un fatto noto a tutti, anche alle autorità che fanno finta di non sapere, perché nel “Far-West” funziona così: chi ha un fucile spara e chi non ce l’ha fa finta di non sapere.

In fin dei conti forse è meglio così che aspettare una soluzione dalla classe politica locale e regionale che ha ormai rinunciato a qualsiasi progetto coordinato di tutela e promozione ambientale e si ricorda del Parco delle Madonie solo per meschini giochi di potere.

L’ingresso della presidenza del Parco dall’ormai famoso “editto canadese” di Crocetta sembra diventato una sliding-doors, anche qui nell’assordante silenzio dei sindaci e degli organi di governo del territorio, che si ricordano del Parco delle Madonie solo quando è ora di incassare le quote sociali, convinti di poter danzare il “ballo del potere” lasciando fuori dal salone l’unico Ente sovra comunale veramente utile, anzi indispensabile, per il presente ed il futuro del territorio.  

Forse quando i cinghiali non si limiteranno a rovinare le nostre campagne ma arriveranno anche dentro le stanze dei bottoni qualcuno si ricorderà di quanto importanti siano funzioni e competenze attribuite all’Ente Parco delle Madonie. 

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