La perpetuata sofferenza del comparto agricolo e la noncuranza delle Istituzioni sono le ragioni alla base dell' annunciata mobilitazione delle associazioni di categoria, stanche dello stallo emergenziale che sta mettendo in ginocchio i produttori dell’Isola. A lanciare il grido dall’allarme la Confederazione Produttori Agricoli – COPAGRI SICILIA –  espressione  del mondo imprenditoriale e datoriale siciliano, che rappresenta 32.000 produttori attivi. Chiara la linea da seguire per  il commissario straordinario Natale Mascellino: reagire dinanzi agli errori commessi dagli organi istituzionali – a livello nazionale e regionale –  e richiedere l’intervento risolutivo del Governo Europeo, ritenuto principale responsabile delle difficoltà che logorano i settori dell’agricoltura, industria, artigianato e commercio. Sul tavolo delle discussioni argomenti scottanti: la perdita costante del prezzo dei prodotti, la semplificazione amministrativa dei procedimenti,  la costituzione di un tavolo tecnico per il nuovo PSR onde evitare la dispersione delle risorse e la tanto invocata dichiarazione dello stato di crisi. Quest’ultima aprirebbe uno spiraglio verso l’ applicazione delle norme di salvaguardia delle produzioni siciliane, vittime dell’ emorragica importazione di prodotti da Paesi Terzi. “Sarebbe auspicabile un’azione sinergica che coinvolga tutti gli attori – è la voce unanime dei vertici della COPAGRI SICILIA – affinché vengano stabiliti provvedimenti efficaci volti ad aiutare le aziende agricole, in particolare gli agricoltori locali che rappresentano l’anello debole della filiera”.

Intanto a dare uno scossone al Governo Regionale ci penserà l’Unione Allevatori Sicilia, che ha indetto per il prossimo 18 febbraio lo sciopero generale “Trattori in piazza e nelle Autostrade”. L’appuntamento in viale Regione Siciliana presso l'Assessorato regionale delle risorse agricole e alimentari per protestare contro il pasticcio del biologico che rischia di causare un buco di 320 milioni di euro ed ancora l’indennità compensativa negata e la misura 121, spada di Damocle di molte aziende isolane.