Caccia, il Tar boccia il calendario venatorio: “Non rispetta le regole”

Redazione

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Caccia, il Tar boccia il calendario venatorio: “Non rispetta le regole”
Sulla vicenda interviene la Lipu: "Sentenza che indica come finora la Regione abbia solo agito nell´interesse di difendere la caccia e non la Natura"

18 Gennaio 2016 - 00:00

“Dal TAR una durissima batosta per la caccia siciliana. Adesso è indispensabile che la Regione ristabilisca la giusta gerarchia di valori e il pieno rispetto delle regole, o in Sicilia non si caccia più”.  Lo dichiara la LIPU all'indomani della sentenza del TAR Sicilia Sezione Prima che ha bocciato il calendario venatorio 2012/13 su numerosi aspetti essenziali circa la protezione della natura e la gestione venatoria . “Quella decretata dal Tribunale amministrativo siciliano – afferma Nino Provenza della LIPU Sicilia – è una sconfitta secca e senza riserve non soltanto su molti e fondamentali aspetti tecnici che riguardano il calendario venatorio dello scorso anno, ma anche e soprattutto sul modello con cui la regione ha gestito l'attività venatoria negli ultimi anni, calpestando la normativa nazionale, bypassando le regole comunitarie, giocando con i pareri dell'ISPRA, ignorando le esigenze della natura a cui sono state regolarmente anteposte quelle dei cacciatori. È proprio su questo ultimo punto che verte uno degli aspetti più importanti della sentenza del TAR, nel quale si nota come la gerarchia degli interessi sia stata sempre capovolta dalla regione e riscritta nell'univoca direzione della protezione dell'interesse della caccia, rispetto al quale l'amministrazione regionale ha ritenuto recessivi, peraltro in violazione di precise e inderogabili disposizioni primarie, gli interessi connessi alla protezione faunistico ambientale”.

In sostanza, dice il TAR, la regione ha favorito indebitamente la caccia e danneggiato fauna e ambiente, che pure sono valori dotati di “protezione costituzionale e di tutela da parte del diritto UE”.

“A questo punto – continua Provenza – è indispensabile che la regione cambi radicalmente registro, a partire dal nuovo calendario venatorio: prenda sul serio i pareri dell'ISPRA e li rispetti, tuteli le specie in stato di conservazione non favorevole, riduca i tempi di caccia, si adeguati sotto il profilo della tutela dei siti di rete Natura 2000, insomma adotti tutte le misure necessarie a che l'interesse della natura prevalga, come è giusto, su quello parziale e secondario dell'esercizio venatorio. O così, o impugneremo tutto, fino a far chiudere la caccia in Sicilia”.  

La sentenza del TAR è decisiva per la Sicilia, ma ha anche un rilievo nazionale, avendo riaffermato con grande forza la corretta gerarchia dei valori: prima l'ambiente e la natura, che sono patrimonio comune e valori di livello costituzionale, poi gli interessi di parte. 

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