Commento a margine di un sanguinoso 8 marzo

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Commento a margine di un sanguinoso 8 marzo
"Si muore quando non si ama"

18 Gennaio 2016 - 00:00

di Marianna Lo Pizzo

Le fontane di tingono di rosso. Non solo le fontane, il sangue riempie fogli bianchi di giornali. Si macchiano fiori alle fermate dei semafori. Un euro un fiore. Che prezzo ha il sangue di una donna?

Meno di quello di un uomo. Il capitale umano, che in economia viene definito l'insieme delle facoltà e delle risorse umane, come la conoscenza,l' istruzione, l'informazione, le capacità tecniche, che danno poi luogo alla capacità umana di svolgere attività di trasformazione e di creazione.  Le Potenzialità produttive insomma, per un uomo si aggira, calcolo alla mano, intorno a 500 mila euro. Calcolo puramente economico. Un rimborso in termini anche assicurativi nel caso di incidente che per la donna risulta essere esattamente la metà rispetto agli uomini.

Mentre si dibatte sulla parità di genere, sulla bellezza femminile, deterrente e valutabile per ottenere un posto di responsabilità, come aggravante tra tutte le facoltà fisiche che incidono di conseguenza su quelle intellettive, si muore. E si muore per mano di uomini egoisti e padroni. Si muore fisicamente mentre le strade si riempiono di donne nere come la notte e pallide come la luna che riempiono le auto di clienti famelici assetati di sangue di donna, si muore dietro ai banconi dei bar, si muore quando si è pagati meno e si lavora di più, quando il bambino che porti in grembo diventa un ostacolo al futuro.

Si muore quando non si ama. Una società che non ama è una società morta.

Il presidente Giorgio Napolitano, ieri 8 marzo ha consegnato a Lucia Annibali, avvocato sfregiato dall'acido dal suo fidanzato l'anno scorso, l'onorificenza al merito. Sangue che viene asciugato, ferite richiuse, cicatrici che rimangono lì ma che si intravedono appena dietro il sorriso forte di Lucia. A lei dedichiamo questi versi di Pablo Neruda.

I versi dell'amore, di cui una società per non morire deve nutrirsi.

 

“Toglimi il pane, se vuoi,

toglimi l'aria, ma

non togliermi il tuo sorriso.

 

 

Amor mio, nell’ora

più oscura sgrana

il tuo sorriso, e se d’improvviso

vedi che il mio sangue macchia

le pietre della strada,

ridi, perché il tuo riso

sarà per le mie mani

come una spada fresca.

 

 

Riditela della notte,

del giorno, della luna,

riditela delle strade

contorte dell'isola,

riditela di questo rozzo

ragazzo che ti ama,

ma quando apro gli occhi

e quando li richiudo,

quando i miei passi vanno,

quando tornano i miei passi,

negami il pane, l'aria,

la luce, la primavera,

ma il tuo sorriso mai,

perché io ne morrei.”

 

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