9 anni di galera. Questa la pena inflitta a Don Sergio Librizzi, il prete madonita (originario di Petralia Soprana) che aveva fatto carriera all’interno della Caritas di Trapani, diventandone il direttore.
La vicenda che ha travolto Don Sergio Librizzi è stato un fulmine a ciel sereno, il primo scandalo legato alla gestione del traffico di migranti, quando ancora non erano scoppiati i casi del Cara di Mineo e di “mafia capitale”.
Gravissime le accuse che, per la prima volta, lasciavano intravedere cosa stava accadendo intorno al fenomeno degli sbarchi. Il potentissimo direttore della Caritas di Trapani era diventato una sorta di manager. Aveva ottenuto un ruolo di primo piano all’interno della Commissione Territoriale per il riconoscimento dei rifugiati e si era inventato il sistema della SPRAR per aprire e gestire numerosi centri di accoglienza sparsi in diversi comuni siciliani, con una presenza massiccia nelle “sue” Madonie.
Ma, al fianco di queste opere di Carità, girava (e gira tutt’ora) un’enorme mole di denaro ed una quantità inverosimile di disperati, disposti a tutto pur di ottenere lo status di rifugiato politico
Così, Don Sergio Librizzi si trasforma da benefattore ad aguzzino: chiedeva denaro e prestazioni sessuali a quei disperati che gli si presentavano davanti per un posto in un centro di accoglienza o per un certificato di asilo politico.
Era il giugno del 2014 quando la curia di Trapani venne investita da questo terremoto. Appena 2 mesi dopo, Don Segio Librizzi, che nel fra tempo aveva deciso di scontare gli arresti domiciliari a Campofelice di Roccellla, confessò tutto, aggiungendo anche altri inquietanti elementi non ancora noti agli inquirenti.
La sentenza di condanna è stata emessa dal Gup di Trapani Antonio Cavasino in contumacia del prete madonita. L'accusa aveva proposto una condanna a 10 anni, mentre la difesa, rappresentata dal legale Donatella Buscaino, aveva chiesto l'assoluzione affermando “che in molti casi sono stati i migranti stessi a proporsi per ottenere vantaggi dalla posizione di Librizzi”, ciò dopo aver tentato invano anche la solita strada della semi infermità mentale.
Il gup ha dichiarato Librizzi interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e interdetto in perpetuo da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, alla curatela e all'amministrazione di sostegno.
L'imputato è stato condannato al risarcimento dei danni, liquidati in somme che vanno dai 2mila ai 30mila euro, in favore del Comune di Trapani e dell'Associazione per gli Studi Giuridici sull'immigrazione.