E’ ufficiale, torna l'auto a Termini Imerese

Redazione

Cronaca

E’ ufficiale, torna l'auto a Termini Imerese
Sindacati, Grifa e Governo hanno stabilito il percorso per fare rinascere il polo industriale

18 Gennaio 2016 - 00:00

Ormai è ufficiale, ed è decisamente una buona notizia. Se non altro il primo, attesissimo passo per la definizione e, si auspica, la risoluzione del principale dramma occupazionale che negli ultimi anni ha colpito il nostro territorio: la chiusura dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Ieri Fim e Uilm hanno siglato al Ministero dello Sviluppo Economico il «verbale di incontro» in cui viene condiviso un percorso per la riattivazione ed il rilancio del sito industriale. Il piano prevede la cessione del ramo di azienda e il trasferimento di tutti e 760 lavoratori dello stabilimento Fiat e di Magneti Marelli a Grifa che si impegna ad acquisire il ramo d'azienda Fiat e convertirlo alla produzione di auto ibride. 

La Fiata ha anche formalizzato la disponibilità ad avviare la mobilità volontaria di chi non volesse passare alla Grifa mentre le organizzazioni sindacali sono impegnate a discutere con la nuova proprietà il trattamento economico che dovrà essere riconosciuto ai lavoratori che passeranno da Fiat a Grifa.

«È positivo che Grifa assuma tutti i lavoratori in continuità – è il commento segretario nazionale Uilm Gianluca Ficco – accogliendo le richieste del sindacato». Per Paolo di Giovine, responsabile nazionale Fismic, «sorge finalmente il sole su Termini Imerese. Non sarà licenziato nessuno

«La disponibilità di Grifa è una buona notizia – afferma il sindaco di Termini Imerese, Toto Burrafato – vuol dire che Termini ritorna all'auto, così come avevano richiesto nelle scorse settimane i sindacati, a rilevare il ramo di azienda da Fiat assumendo in carico 768 addetti in attesa di reimpiego. La cessione del ramo di azienda – continua il sindaco – porta in dote al nuovo investitore non solo i lavoratori ma anche la piena disponibilità dello stabilimento di Termini Imerese. È chiaro – conclude Burrafato – che resta ancora aperta la questione degli operai delle aziende dell'indotto diretto ed indiretto che meritano tutte le attenzioni del caso. A tal riguardo bisogna ricercare ogni opportuna misura di salvaguardia che dia loro certezza e priorità di ricollocazione degli addetti dell'indotto.

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