Fascismo ed antifascismo a Gangi

Redazione

Cronaca

Fascismo ed antifascismo a Gangi
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Nicolò Patti

18 Gennaio 2016 - 00:00

La lettera che l’ANPI di Palermo ha inviato al Sindaco di Gangi , su segnalazione di un turista, a proposito del restauro di una delle tante scritte  dell’epoca fascista, ha suscitato un dibattito con opinioni opposte. Da un lato  soprattutto cittadini del borgo più bello che ritengono tutto giusto in quanto trattasi di memoria storica. Dall’altro , soprattutto cittadini dei paesi limitrofi che invece si sentono indignati. Nel mezzo c’è chi ritiene inutili e superate  queste polemiche.

Gangi, è il mio borgo, dove sono nato e cresciuto. A Gangi ho anche operato nel campo politico culturale ed ho svolto la mia professione di docente presso il locale liceo. Come tutti i cittadini Gangi è nel mio cuore.

Questo però non mi esime dal guardare al mio paese nella sua realtà  e di soffrire anche per alcuni aspetti. Onestà e verità mi impongono di riconoscere che purtroppo l’humus culturale e politico rimane ancora largamente legato ad un passato ed a un conservatorismo non esaltante. Consapevole di tutto questo ed anche della mia posizione sicuramente di minoranza , voglio dire la mia.

Prima di tutto voglio ribadire che del fascismo possiamo discutere, ma il valore dell’antifascismo non può essere messo in discussione . Ce lo impone la storia . Ce lo impone la Costituzione e non solo per la disposizione transitoria  , ma per il suo principio ispiratore e i suoi articoli in cui si disegna una società appunto non fascista . Ce lo impone il rispetto per i tanti che combatterono e  sacrificarono la loro vita per cancellare la dittatura con tutto il suo carico di sofferenza e non libertà.

Ce lo impongono perfino i morti vittime della scritta restaurata.

Detto questo voglio dire che quella scritta  per me è sempre stata indifferente. E se mai , è stato un messaggio chiaro della tronfia e dannosa retorica mussoliniana.Non so eludere però la domanda : era così necessario restaurarla con la colletta di rappresentanti istituzionali ? E soprattutto è consono alla carica istituzionale agire in questo modo?

 Altra cosa invece è stata la lapide ripescata in un vecchio magazzino e ricollocata a distanza di anni in Piazza del popolo da una amministrazione di centro destra , con la motivazione  che trattavasi di storia (la parola più abusata in questa circostanza ), quando invece  sappiamo tutti che si è trattato di soddisfare l’appetito cultural politico di un assessore . Contro quell’affissione manifestarono dei giovani , pure loro minoranza nell’ambiente. E qualche consigliere comunale aveva fatto la proposta di evitarne la riesposizione impropria in piazza e collocarla in un museo.

Partirei e mi concentrerei su questo episodio per orientare la discussione.Prima di tutto per ribadire che il sentimento ed il valore antifascista , anche quando di una minoranza della cittadinanza, merita rispetto e merita rispetto pure la Costituzione italiana, questi dati andrebbero tenuti presenti nell’operato di chi è chiamato a rappresentare le istituzioni ed amministrare una cittadina.Mi chiederei  e chiederei agli attuali rappresentanti istituzionali se ritengono armonica e compatibile questa costellazione di documenti  fascisti , specie quella di Piazza del popolo, con l’afflusso ed il successo di visitatori di cui il nostro paese sta godendo.

Infine un invito a chi , sia pur minoranza, si trova sulla stessa mia sponda antifascista. Piuttosto che polemizzare inutilmente, approfittiamo di quanto accaduto,per fare ciò che non abbiamo fatto in maniera adeguata finora e di cui anch’io mi sento colpevole.Cominciamo coll’organizzare celebrazioni di feste civili come il 25 aprile, il primo maggio, solo occasionalmente ricordate a Gangi .Cerchiamo di organizzare eventi incontri dibattiti per stimolare la riflessione storica socio culturale politica soprattutto dei nostri giovani e non solo.Il borgo più bello sarà ancor più bello se animato da un vivace dibattito che magari si sostituisca a questa frenesia restaurativa di un’epoca negativa .

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