Fiat, Ecco chi c’è dietro la “Grifa”

Redazione

Cronaca

Fiat, Ecco chi c’è dietro la “Grifa”
In attesa del vertice del 23 luglio l’Espresso fa luce sugli investitori brasiliani

18 Gennaio 2016 - 00:00

Naufragate tutte le precedenti trattative avviate con sedicenti investitori apparsi d’improvviso e poi scomparsi come fantasmi, ai lavoratori della Fiat di Termini Imerese non rimane che affidarsi alla speranza, pregando che l’ultimo dei soggetti interessati a rilevare l’industria abbia intenzioni serie.

Per capire qualcosa in più l’Espresso ha pubblicato un interessante articolo dal quale si riesce a capire meglio la fisionomia di “Grifa” – Gruppo Italiano Fabbriche Automobili – che in questi giorni sta conducendo intense trattative con governo e sindacati per subentrare alla Fiat.

A sostenere l’organigramma tutto italiano di Grifa ci sono infatti capitali stranieri, provenienti dal Brasile. Da Ipanema precisamente, dove ha sede Kbo Capital, la società d’investimenti guidata dal banchiere Roland Gerbauld pronta a ricapitalizzare la Grifa, la start up dal nome antico (Gruppo Italiano Fabbriche Automobili) che da settembre 2013 è in pista per rilevare e, si spera, rilanciare il travagliato impianto siciliano ex Fiat.

L’obiettivo del nuovo gruppo industriale sarebbe quello di produrre, tra fine 2015 e inizio 2016, una citycar a motorizzazione ibrida, nel segmento A. “Quello della Panda – precisa l’Espresso – dove di vetture ibride ancora non ce ne sono. La più piccola in circolazione è la Yaris Hybrid della Toyota. Secondo la Grifa, la sicilianina dal passaporto carioca dovrà costare meno dell’utilitaria nipponica a doppia alimentazione – attualmente il prezzo di listino della versione economica è di 18.650 euro – in modo da poter essere impiegata pure nel car-sharing. Successivamente, la vettura sarà realizzata anche con la sola alimentazione elettrica e, a regime, dalla fabbrica dovrebbero uscire 35 mila macchine all’anno”.

Nei prossimi giorni ci sarà l’aumento di capitale, per salire dagli attuali 25 milioni di euro a quota cento. Gli attuali azionisti italiani (un immobiliarista, un operatore turistico e un produttore di macchinari per l’energia eolica, racconta il portavoce della società) scenderanno all’uno per cento: il resto sarà tutto in mano ai manager di Kbo Capital, tutti banchieri di formazione internazionale, che nel prossimo consiglio d’amministrazione faranno il loro ingresso ufficiale in società, conquistando pure la presidenza.

Il Consiglio di Amministrazione di Grifa appare solido. L’attuale amministratore delegato è Augusto Forenza, che ha guidato un’azienda di componenti che forniva la Fiat a Melfi, rimarrà al vertice, così come il capo delle relazioni istituzionali e del personale, Giancarlo Tonelli, ex capo risorse umane di Fiat Auto. Mentre alla regìa tecnica ci sono Giuseppe Ragni, già direttore centrale dell’Alfa e condirettore generale di Alenia Aeronautica, e Giovanni Battista Razelli, un passato in Ferrari e poi gran capo del gruppo piemontese in America Latina. Da qui sono nati i rapporti con la finanza brasiliana, sfociati nell’accordo con Kob Capital.

Ma i nomi e l’esperienza non bastano e non appaiono sufficienti al momento neanche le garanzie derivanti dall’aumento di capitale, il vero nodo rimane quello sindacale.

A dicembre scade la cassa integrazione per i 769 dipendenti e le notizie raccolte dopo l’ultimo incontro (tenutosi martedì 8 luglio) non sono quelle che sindacati e lavoratori avrebbero voluto ascolatre. Il responsabile del personale, infatti, ha ribadito che la Grifa potrà riassumere non più di 400 persone nel giro di 2-3 anni. Ipotesi che non garba troppo a Roberto Mastrosimone, segretario regionale della Fiom-Cgil che all’Espresso dichiara: «Per ora quelli della Grifa sono solo annunci, non siamo riusciti ad analizzare nel dettaglio il piano industriale. Se al principio pensavamo che dietro al progetto ci fosse Fiat, ora ci chiediamo perché il gruppo torinese dovrebbe regalare gli impianti alla Grifa, mentre tutti i dipendenti vengono licenziati in attesa di una ipotetica riassunzione solo di una parte della forza lavoro». Alla Fiat di Sergio Marchionne, in verità, oggi interessa soprattutto che Termini Imerese esca dal suo perimetro senza traumi sul piano sociale ed effetti negativi per l’immagine.

Adesso si attende il prossimo appuntamento romano, alla presenza del governo e pure della Fiat. La data fissata è il 23 luglio. Appare probabile che al termine del vertice i contorni della faccenda saranno meglio definiti.

Raggiunto dai microfoni del gruppo editoriale anche il sindaco Totò Burrafato che commenta così «Tutti quelli che si sono avvicinati allo stabilimento di Termini Imerese si sono spiaccicati contro il muro. Ora, forse, questa è la volta buona».

Altre notizie su madoniepress

Autorizzazione del Tribunale di Termini Imerese N. 239/2013

Direttore Responsabile Giorgio Vaiana

Condirettore Responsabile Michele Ferraro

redazione@madoniepress.it