Gangi, ben oltre il teatro. Nel fine settimana tornano i saggi dell’accademia “Euphonia”

Redazione

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Gangi, ben oltre il teatro. Nel fine settimana tornano i saggi dell’accademia “Euphonia”
Sul palco gli allievi delle Officine Teatrali QuintArmata  

18 Gennaio 2016 - 00:00

Volge al termine la seconda edizione dell’accademia di teatro e arti visive “Euphonia”, ideata e realizzata dall’associazione Officine Teatrali QuintArmata. “Un anno intenso – lo definisce il direttore artistico Santi Cicardo (nella foto) – in compagnia di questo strano ospite che sempre ci è prossimo e sempre lontano: il corpo.”

Come già lo scorso anno, anche questa per il saggio è stata scelta la caratteristica Piazzetta Catena, una sorta di piccolo teatro naturale che bene si presta agli avvincenti esperimenti teatrali dell’accademia. Gli spettacoli saranno spalmati in 2 giorni, sabato 27 e domenica 28 giugno, con inizio alle ore 21.00

“Siamo andati alla ricerca di Edipo e Giocasta, di Otello o Antigone, di stalloni riottosi, biruballe impazzite, sfiorando l’inaccessibile Infinito leopardiano, immergendosi nei chiaroscuri di Caravaggio – racconta Santi Cicardo – mesi trascorsi tra bande immaginarie, sogni o ricordi da vivificare, improvvisazioni mitiche, arcani segreti, muti giuramenti. chiusi come amanuensi in celle di pietra come artigiani innamorati e ostinati (l’accademia ha sede infatti nei locali ristrutturati del vecchio carcere borbonico di Gangi). Il giusto chiodo, per la giusta scarpa, nella giusta posizione.”

Il teatro come esperimento terapeutico, verso se stessi e verso gli altri, per affrontare l’imbarazzo, la confusione, l’incertezza, il turbamento. Abbandono e ritegno, sfrontatezza e vergogna.

Pronti ormai ad affrontare palco e pubblico, gli allievi dell’accademi così raccontano l’esperienza vissuta con le Officine Teatrali QuintArmata: “Nel Teatro ci siamo scoperti fragili, limitati, abbiamo assunto consapevolezze che nessuno specchio avrebbe potuto concederci e in grazia del Teatro, un incontro via l’altro, abbiamo spinto in là le dune ondose dell’omologazione che desertificano slanci e passioni. A nulla, dunque, vale chiederci se siamo o no attori, se lo siamo divenuti, se domani lo diverremo giacché l’unica cosa, l’unica domanda che ci siamo posti è: occorre o no attraversare l’oscura e tortuosa cavità che si chiama anima? Abbiamo risposto sì. Questa è stata la nostra scommessa il nostro convincimento, giacché solo al fondo di essa s’apre la scena sacra al dio; lì si spalanca la parola segreta e il compimento di sé.”

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