Geraci, il nuovo capitolo della guerra dell'acqua

Redazione

Editoriale

Geraci, il nuovo capitolo della guerra dell'acqua
aumenta la "sete" di verità

18 Gennaio 2016 - 00:00

Il Consiglio Comunale di Geraci Siculo, nella seduta del 17 marzo scorso, ha votato ad unanimità dei suoi componenti (12, tutti presenti) un atto d’indirizzo politico in riferimento alla richiesta di proroga trentennale della concessione mineraria di “pizzo argentiera”, nella quale era inserita la richiesta, da parte della Società Terme di Geraci di altre 12 concessioni minerarie per aumentare l’attività produttiva dell’azienda.

È tornata cosi di banco la lunga guerra di posizione intrapresa tra Municipio e “Acqua Geraci”.

In effetti, nella richiesta di proroga inviata dalla società all’Assessorato Regionale all’Energia, pur non indicandolo in oggetto, si fa esplicito riferimento alla concessione delle altri 480 ettari di terra in cui insistono 19 sorgenti, attualmente nella disponibilità del comune. Ed è in riferimento a queste che si trova la ferma opposizione dell’intero consiglio comunale che ha invece dato l’ok al rinnovo trentennale delle due sorgenti già nella disponibilità della società (Piano Lungo 1 e Fegotti Castagneto) comunemente indicate come “pizzo argentiera”: 290 ettari di terreno per i quali la società ha ottenuto una concessione mineraria di 1,55 l/s  

Il dovere di garantire alla cittadinanza un regolare servizio idrico, specie nei mesi estivi, l’impossibilità di far fronte alle esigenze idropotabili della comunità geracese con la sola sorgente Calabrò ed infine l’esistenza di secolari usi civici che gravano sui terreni nei quali insistono le 19 sorgenti, fanno da contraltare alla richiesta di ampliamento della Società Terme di Geraci che, dal canto suo, promette ingenti investimenti capaci di triplicare la capacità produttiva e i posti di lavoro ma ciò se, e solo se, oltre alla concessione di quanto richiesto, non ci saranno altre autorizzazioni minerarie nelle aree in cui l’azienda intenderebbe espandersi.   

Nella guerra all’oro bianco si è inserito anche un agguerrito comitato di cittadini che ha anche lanciato una petizione on line per bloccare la concessione delle 19 sorgenti alla società, nel timore che una tale disposizione da parte della Regione possa finire col far mancare l’acqua nelle condotte comunali. In pochi giorni il comitato è riuscito a raccogliere circa 800 sottoscrizioni, un vero plebiscito considerate dimensioni del comune (che non supera i 1.900 abitanti)

Una guerra che viene da decenni di asprezze rimaste immutate nel mutare di sindaci e amministrazioni: carte bollate, processi, discussioni politiche che si sono consumate nel sogno, vero o presunto, di entrambi i protagonisti di vedere Geraci trasformata in una capitale delle Terme. Progetto, quest’ultimo, che pare non rientrare negli interessi della società guidata da Giuseppe Spallina.

Tanto che, dopo i ripetuti tentativi di riavvicinamento tra comune e “Acqua Geraci” messi in atto dal sindaco Vienna all’inizio del suo primo mandato, ma andati inesorabilmente a vuoto, si sarebbe tentata un’altra via, cercando altri investitori disponibili a puntare sullo sfruttamento termale delle risorse idriche geracesi.

Su questo tema il consigliere di opposizione Antonio Spallina muove una accusa all’amministrazione per mancanza di “terzietà” nei confronti delle iniziative imprenditoriali in atto, o in predicato, sullo sfruttamento delle risorse idriche. Evidente qui il riferimento alle “Madonie Terme e Benessere”, società partecipata (dotata di un corposo capitale sociale: 2 milioni e 400 mila euro) che aveva avviato anche una ipotesi di azionariato popolare a Geraci per lo sfruttamento termale delle acque. Vienna respinge seccamente l’accusa affermando che l’opposizione all’istanza è stata ispirata alla sola necessità di garantire l’acqua pubblica e non per altri scopi industriali.

Sul perché non sia stato possibile colmare le distanze fra Comune e Società ovviamente i pareri sono divergenti. Se da un canto Bartolo Vienna in rappresentanza del comune avanza delle istanze di interesse pubblico che sovrastano necessariamente le logiche aziendali (garanzia del servizio idrico pubblico e tutela dei diritti acquisiti da contadini e pastori geracesi in merito agli usi civici) d’altro canto la Società Terme di Geraci fornisce un’altra versione “Né è vero che abbiamo rifiutato trattative per un accordo con il Comune – si legge in una nota inviata alla stampa – ma abbiamo respinto la pretesa di farci sottoscrivere contratti capestro”

Intanto la guerra di posizione è solo (ri)cominciata… restando in attesa che si capisca chi, come e quando riesca nel non facile tentativo di far quadrare il cerchio, mettendo finalmente a frutto ciò che Geraci Siculo offre naturalmente.  

La trama è complicata, ci sono in gioco il diritto all’approvvigionamento idrico da parte della cittadinanza, di cui deve farsi carico il comune, le nuove battaglie politiche sull’acqua bene comune, la tutela degli usi civici che gravano sui terreni che ospitano le sorgenti, la legittima ambizione di sviluppo di ogni privato investitore, nuovo o vecchio che sia, ed in fine – soprattutto – il tanto atteso boom occupazionale che dall’oro bianco si aspetta ormai da oltre 40 anni.

La politica geracese, attraversata da profonde spaccature, si è compattata, ma – destino beffardo – questo fronte comune potrebbe non bastare, considerate le competenze sovra comunali in merito alle concessioni minerarie. Ed, in ogni caso, al di la di questa comunione di intenti un’altra questione dirimente è già apparsa all’orizzonte. La seguente:Fermo restando il rinnovo della concessione trentennale alla Società Terme di Geraci Siculo per le due sorgenti storiche, che uso si farà di tutto il resto dell’acqua mungibile? Niente? È sufficiente continuare a garantire l’approvvigionamento idrico comunale e gli usi civici, così come è sempre stato?

Francamente ci pare proprio di no, in un momento di grave crisi economica come quella che sta attraversando le Madonie non si può non sfruttare una simile risorsa, cercando il giusto compromesso fra la tutela dell’interesse pubblico e la capacità di garantire agli investitori, vecchi o nuovi che siano, condizioni adeguate per fare impresa e mettere in modo un nuovo ed importante ciclo economico. E’ questo il punto ed è qui che si misurerà il vero livello di compattezza apparentemente raggiunto, in un tema così importante, dal consiglio comunale.

Roberto Quattrocchi – Michele Ferraro

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