Giovani talenti: il violoncellista Adriano Fazio vince il Premio Nazionale delle Arti

Redazione

Vinile

Giovani talenti: il violoncellista Adriano Fazio vince il Premio Nazionale delle Arti
Il prestigioso riconoscimento è stato rilasciato dal Ministero della Pubblica Istruzione

18 Gennaio 2016 - 00:00

Giovanissimo, classe 1989, il Maestro Adriano Fazio, originario di Termini Imerese, è oggi una delle promesse della musica colta e già un interprete affermato del repertorio barocco. Violoncellista, con un percorso di studi che si snoda tra il Conservatorio “V. Bellini” di Palermo e la Hochscule di Berna in Svizzera, Adriano Fazio ha conseguito premi e riconoscimenti di livello internazionale che lo hanno portato a collaborare e a esibirsi con artisti del calibro di Christophe Coin. Il conferimento del Premio Nazionale delle Arti – Sezione Musica con strumenti antichi e voci, promosso dal Ministero della Pubblica Istruzione e avvenuto nel dicembre 2013, oltre a rappresentare un forte motivo d’orgoglio tanto per l’artista quanto per la sua città d’origine, si presta a essere la giusta occasione per discutere l’importanza dello stato della cultura in Sicilia; tutto questo, a fronte dell’opera di promozione e di rilancio della cultura a Termini Imerese per la quale, già da diversi anni, il giovane artista si è speso mettendo in campo le proprie competenze. Tra le diverse iniziative, è necessario ricordare l’ideazione e la direzione del festival Barrueco, rassegna dedicata alla musica barocca iniziata nel 2011 e che ha contato tre edizioni, e, in seguito, il merito di aver presentato ai termitani, nel 2012, il premio Oscar Nicola Piovani e, nel dicembre dell’anno successivo, l’Artista per la pace Noa.

 

Adriano, innanzitutto complimenti per tutti i risultati fin qui raggiunti, un successo di cui il Premio delle Arti simbolizza tutta l’importanza. Puoi parlarci meglio di questa esperienza e del significato che ha per te? 

Il Premio delle Arti è un alto riconoscimento attribuito dal Ministero e riservato ai giovani musicisti che frequentano i conservatori italiani. Il suo prestigio è dato dall’importanza dell’istituzione che lo attribuisce, un risultato in grado di porre in luce quei giovani esecutori che hanno intrapreso la carriera concertistica. La sua importanza risiede anche in questo, nella visibilità garantita dall’accesso all’albo dei vincitori dinanzi a fondazioni, enti e conservatori: tutto ciò, naturalmente, si traduce in offerte di lavoro, cioè nella possibilità di tenere concerti presso un pubblico più vasto. Suonerà forse scontato, ma per me questo premio rappresenta un punto di partenza attraverso cui portare avanti la causa della musica antica. Se la musica classica, di per sé, è ormai una nicchia per intenditori, la musica antica è la nicchia della nicchia. Ecco sì: a proposito dell’opportunità concessami da questo Premio, potrei parlare come di legna gettata nella fornace, un po’ nell’ombra ma pur sempre viva e infuocata, della musica antica.  

Tu hai scelto di vivere stabilmente nella tua città d’origine e di proseguire con la tua carriera senza recidere il legame con la Sicilia. In tempi come i nostri, la tua è una scelta coraggiosa, se non rischiosa.

È del tutto vero, ma vedi, il mio legame con la Sicilia è qualcosa di profondamente spirituale. Sono dell’idea che i giovani non debbano formarsi nella propria terra di origine per poi fuggirne senza speranza. Mi sembra impossibile poter riuscire a dimenticare l’ambiente in cui si nasce e si cresce con tutto il bagaglio di esperienze che questo comporta, dalla lingua alla famiglia, dalle tradizioni ai luoghi stessi. Non si possono cancellare le proprie origini. La mia decisione di tornare a vivere in Sicilia dopo gli studi equivale al desiderio di impegnarmi attivamente per la rinascita culturale di questa terra. Non ho rimorsi né rimpianti: rifarei tutto esattamente allo stesso modo. La formazione all’estero è stata senza dubbio un’esperienza straordinaria, poi, però, ho sentito la necessità interiore di tornare.  

Il tuo curriculum è già ricco di esperienze legate al territorio siciliano, di iniziative che hanno avuto la loro ragion d’essere in luoghi come Termini Imerese, Palermo e tanti altri. Al di là dei soliti stereotipi, quale apporto reale ritieni che lo sviluppo artistico, qualora adeguatamente sostenuto, possa condurre ai siciliani? 

Questo è un argomento sul quale si potrebbero scrivere interi volumi. Ho sempre pensato la cultura in termini di ricerca e di definizione dell’identità, se non addirittura come al principale stimolo alla creatività dell’uomo. La Sicilia è da sempre stata culla dell’Arte, nonostante che in questi ultimi tempi tale consapevolezza sia un po’ andata smarrita. Ritengo che, quando si crea in buona fede, sia difficile sbagliarsi. Questa terra ha sempre ispirato l’uomo, a prescindere dalla sua formazione, accademica o meno che sia, portandolo a esprimere le proprie emozioni e le proprie visioni del mondo attraverso l’arte, consacrando in tal modo all’eterno un pensiero che altrimenti sarebbe morto all’istante: è così che la storia e gli uomini divengono eterni, consegnando alle generazioni future un messaggio di speranza e dimostrando che la Bellezza esiste. La crisi d’identità in cui la Sicilia si dibatte è il frutto di scelte sbagliate, la cultura stessa è spesso banalizzata e assimilata a concetti estranei come ad esempio il “marketing”.  

A questo punto, sarebbe interessante conoscere una tua opinione su che cosa è possibile fare nel campo della cultura in Sicilia.

Non c’è dubbio che le istituzioni debbano avere maggiore fiducia in tutto ciò che va sotto il nome di cultura. Per questo, però, per evitare fraintendimenti, è necessario che si coinvolgano attivamente gli esperti del settore. Poi credo che sia essenziale il ruolo della scuola: è lì che avviene la formazione dei giovani ed è da lì che bisogna ripartire per costruire un futuro su basi più solide.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Sappiamo ad esempio che si profilano novità nel campo dell’incisione discografica: puoi parlarcene?

Certamente. Non posso ancora sbilanciarmi molto perché diversi dettagli sono ancora in via di definizione, ma posso anticipare che entro la fine dell’anno, per un’importante casa discografica di settore, uscirà il mio progetto per violoncello solo incentrato su Bach e su altri importanti compositori dell’età barocca. Si tratta di un progetto che ho curato personalmente e a cui tengo molto: il fatto che una celebre casa abbia deciso di puntarci sopra è per me già un risultato di grande rilevanza. Poi, sul versante concertistico, per il prossimo autunno ho in programma una tournée in Italia e all’estero: suonerò a Roma, Napoli, Pesaro e infine nella città di Saintes, in Francia.     

Grazie per l’attenzione e in bocca al lupo per la tua carriera. Se dovessi esprimere un augurio a te stesso e ai giovani artisti come te, quale sarebbe?

Auguro a chi intraprende questa strada di essere instancabili creatori di bellezza, forza salvifica per un “nuovo mondo”.  

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