Il Comune vuole l´affitto, l´associazione Farolfi a rischio chiusura

Rosangela Scimeca

Palermo

Il Comune vuole l´affitto, l´associazione Farolfi a rischio chiusura
Si occupa dei bambini disagiati del quartiere Capo. Il presidente Aurora Mangano Amodio: "Viviamo di volontariato. I soldi dove li prendiamo"?

18 Gennaio 2016 - 00:00

Si autofinanzia grazie a contributi volontari, donazioni e beneficenza. L’associazione Madre Serafina Farolfi, che si occupa dell’educazione e dell’accoglienza dei bambini disagiati del quartiere Capo di Palermo, si trova alle strette. A metterla all’angolo è il Comune che chiede l’affitto dei locali del centro Filippone, il cui utilizzo è stato concesso dagli uffici comunali all’associazione dal 2000, secondo un comodato d’uso gratuito.

“A febbraio scadrà il contratto che abbiamo stipulato con il Comune – racconta Aurora Mangano Amodio, presidente e fondatrice dell’associazione -. Sono andata, quindi, a consegnare tutta la documentazione per il rinnovo e mi hanno comunicato la brutta notizia: da febbraio dovremo pagare l’affitto”. L’associazione non ha mai ricevuto fondi o sovvenzioni né dal Comune, né dalla Regione, né dal governo centrale. “Viviamo di volontariato. I soldi per pagare l’affitto da dove li prendo? – commenta disperata la presidente -. Per noi non è possibile lasciare settanta bambini per strada. Tutti i pomeriggi questi ragazzi sono accolti dal centro dove trovano dei volontari pronti ad aiutarli grazie alle attività di doposcuola. Ai bambini diamo tutto quello che gli occorre, come latte, vestiti, medicine, scarpe, banco alimentare. Siamo un punto di riferimento anche per le loro famiglie”. Il centro Filippone, gestito da circa 15 volontari, 7 operatori dell’infanzia, una psicologa e alcuni custodi, offre accoglienza a ragazzi tra i 5 e i 16 anni. “In questa città non si può fare del bene – afferma Aurora Mangano Amodio -. Il Comune non ci aiuta, anzi ci chiede soldi che non abbiamo, costringendoci ad abbandonare il lavoro che svolgiamo. E’ giusto tutto ciò? Dopo aver fatto del bene per anni togliendo questi bambini e ragazzi dalla strada, come si fa a proseguire e ad aiutare la gente? Dove vanno a finire i diritti dell’infanzia?”. Abbiamo contattato il Comune che, al momento, non vuole fornire spiegazioni. Siamo, quindi, in attesa di una replica da parte degli uffici preposti. 

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