Italkali, la Regione pronta a vendere il 51%

Michele Ferraro

Politica

Italkali, la Regione pronta a vendere il 51%
L’annuncio di Crocetta “se non ora quando”

18 Gennaio 2016 - 00:00

Aggiornamento del 15 giugno 2014 – Allarme Italkali, la Commissione attività produttiva dell'ARS si riunisce per affrontare l'emergenza, presenti anche il sindaco di Petralia Soprana Macaluso ed il presidente del consiglio Agnello (leggi qui l'approfondimento)

 

Petralia Soprana 11 giugno 2014 – E’ una delle poche società partecipate ancora in attivo e, proprio per questo, Rosario Crocetta, alle prese con una crisi economica senza precedenti , tenta di rimpinguare le casse regionali vendendo i  gioielli di famiglia. L’annuncio è di due giorni fa, proclamato come sempre in stile circense, in occasione dell’ultima conferenza stampa.

In realtà, al di là dell’eccentrico entusiasmo del presidente,  non si tratterebbe di una scelta discrezionale, ma di un atto dovuto, imposto da una legge del 2007, la n° 244 che, all’art. 3 comma 27 dispone “Al fine di tutelare la concorrenza e il mercato, le amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, non possono costituire Società aventi per oggetto attività di produzione di beni e di servizi non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali, né assumere o mantenere direttamente o indirettamente partecipazioni, anche di minoranza, in tali società…”.

Un primo e concreto tentativo di vendita ci fu, benché in ritardo, ma pur coinvolgendo in maniera più o meno diretta dei pezzi da novanta della politica regionale, come il senatore trapanese D’Ali, l’affare non andò in porto, così il 51% delle quote azionarie di Italkali, per l’esattezza 4.080.000 di azioni, per un valore nominale di oltre 3milioni di euro, sono ancora nella “pancia” di mamma Regione che in questi lunghi anni non ha mai incassato utili ma, in compenso, versa 65mila euro lordi l’anno per le indennità di carica del CdA, di cui detiene la maggioranza.

Ferma restando la necessità, imposta dalla legge, di “liberarsi” di questa importante quota azionaria, rimangono da affrontare due nodi essenziali: il prezzo di vendita delle azioni, ossia il loro valore attuale, e la garanzia dei lavoratori, fino ad oggi in quale modo protetti, nel loro delicatissimo lavoro, dalla mano santa della Regione.

Quanto al prezzo di vendita la Regione dovrà affidarsi ad un Advisor per ottenere un stima attendibile del patrimonio Italkali e, date le condizioni di estrema emergenza economica, cercherà di ottenere il massimo mettendo in gioca anche “L’affare” Keinite, il minerale estraibile dal sottosuolo siciliano dal quale si ricava il solfato di potassio, un fertilizzante richiestissimo nel mercato agroalimentare.

Al momento gli impianti per la trasformazione della Keinite non sono ancora stati realizzati, ed il comune di Realmonte, candidato dalla Regione ad ospitare il nuovo insediamento industriale, ha detto di no.

Una situazione di stallo, aggravata dalla crisi di questo inverno che ha portato alla temporanea chiusura dello stabilimento di Realmonte per far fronte al drastico calo di esportazioni di sale in direzione Nord Europa, dove viene utilizzando in enormi quantità per liberare le strade dalla neve. Ma il mite inverno del 2014 ha fatto crollare le vendite.

L’ingresso di nuovi investitori privati, al posto della Regione, porterebbe capitali e competenze nuove oltre ad una propensione all’investimento certamente maggiore rispetto al “socio” pubblico. A fronte di ciò la preoccupazione dei lavoratori con i sindacati già sul piede di guerra, nel caso di dovessero presentare, una volta formalizzata la vendita, nuove politiche industriali votate ad “alleggerire” le piante organiche.

Un rischio che coinvolge anche i lavoratori della miniera di Petralia Soprana ma che, al momento, è solo potenziale, dovendosi ancora avviare il percorso, di certo lungo, che porterà la Regione a vendere il suo tesoretto azionario. 

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