La Guardia di Finanza sequestra 30 milioni agli eredi di un imprenditore

Redazione

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La Guardia di Finanza sequestra 30 milioni agli eredi di un imprenditore
Sigilli a società, aziende, immobili e conti correnti della famiglia di un imprenditore di Agrigento condannato nel 2007 per mafia. Applicata la normativa che permette allo Stato di rivalersi sugli eredi

18 Gennaio 2016 - 00:00

Un ingente patrimonio, costituito da società e relativi complessi aziendali, beni immobili e disponibilità bancarie, per un valore complessivo di oltre 30 milioni di euro, è stato sequestrato dalla Guardia di Finanza di Palermo in esecuzione di un provvedimento emesso ai sensi del “Codice Antimafia”, su richiesta della Procura della Repubblica di Palermo, dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Agrigento, a carico degli eredi di un noto imprenditore agrigentino, defunto nel 2009, risultato a suo tempo inserito nell’organizzazione mafiosa “Cosa Nostra”, nella sua articolazione territoriale di Agrigento. Il sequestro è stato eseguito dal Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo in esito alle indagini economico/patrimoniali/finanziarie delegate dalla Procura della Repubblica del capoluogo siciliano, sulla base delle risultanze investigative a carico dell’imprenditore, condannato in via definitiva nel 2007 per associazione mafiosa e considerato organico ai gruppi mafiosi dediti all’illecita spartizione degli appalti pubblici nella zona dell’agrigentino, alla corruzione ed al voto di scambio.

La struttura imprenditoriale alla quale apparteneva, agiva infatti a vantaggio della cosca mafiosa nel controllo di importanti attività economiche nel settore degli inerti e del movimento terra, anche mediante l’imposizione del pagamento di somme di denaro a titolo di protezione. Inoltre l’imprenditore, come anche riferito da alcuni collaboratori di giustizia, in virtù del ruolo ricoperto e del legame con la cosca, era riuscito, nella logica mafiosa del reciproco vantaggio, ad influenzare anche alcune gare di appalto nel settore edile. Sulla base delle investigazioni svolte dalle Fiamme Gialle palermitane, i cospicui investimenti compiuti nel tempo dall’imprenditore e dai suoi eredi, sono stati ritenuti di provenienza illecita e comunque incompatibili rispetto alle fonti di reddito ufficiali ed alle attività economiche dagli stessi svolte. Nell’operazione in rassegna ha trovato efficace applicazione uno degli strumenti  innovativi introdotti dal nuovo “Codice Antimafia”, vale a dire la possibilità, in caso di decesso del soggetto indiziato di mafia, di procedere nei confronti dei suoi eredi entro il quinquennio successivo alla morte. Il sequestro ha interessato società e relativi complessi aziendali, attive nel settore della edilizia e della compravendita immobiliare, beni immobili, tra i quali un importante albergo ad Agrigento e disponibilità finanziarie.

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