La volpe in Sicilia, servono controlli più razionalizzati

Rosangela Scimeca

Regione

La volpe in Sicilia, servono controlli più razionalizzati
LE NOSTRE INCHIESTE - Animale in forte sviluppo, ma senza controlli. Eppure rappresenta un pericolo per i piccoli mammiferi

18 Gennaio 2016 - 00:00

Esiste una sola razza di volpi in Sicilia. La specie, dal termine scientifico “vulpes volpe”, è molto diffusa in tutta l’Isola, ma non nelle isole minori. Questo tipo di animale si adatta a tutte le latitudini, sia al livello del mare sia a livelli più alti, come alle pendici dell’Etna. “Non ci sono stime della presenza delle volpi sul territorio siciliano perché è un animale selvatico – spiega Mario Lo Valvo, docente ricercatore presso il Dipartimento Scienze e Tecnologie Biologiche Chimiche e Farmaceutiche dell’Università degli Studi di Palermo -. Viene considerata una specie nociva. In realtà non lo è. Possiamo ritenere questo animale una sorta di “spazzino” che segue una dieta varia. Si può considerare la volpe come un’opportunista alimentare perché mangia qualsiasi cosa, dagli insetti alla frutta”. La vulpes vulpes viene pensata anche come una predatrice perché può essere dannosa per l’agricoltura, in quanto rovina il raccolto mangiandolo, o per gli allevamenti di animali, come i conigli e le galline. La volpe può vivere anche in ambienti urbani e si avvicina all’uomo se ben trattata. La sola razza presente in Sicilia non differisce da quella continentale, anche se si presenta di dimensioni ridotte. “Questo è un fenomeno che si lega alla legge di Bergmann che mette in relazione la latitudine con la massa raggiungibile da determinati animali – continua Lo Valvo -. In sostanza, più bassa è la latitudine di un luogo, più piccoli saranno i mammiferi che vi abitano”. La specie è di interesse venatorio. Come conferma Andrea Notarbartolo, vicepresidente dell’Associazione Siciliana Caccia e Natura: “La volpe viene cacciata perché è molto nociva per gli uccelli, ad esempio. La cacciagione dura da settembre a gennaio, secondo il calendario venatorio al quale ci atteniamo. Vorremmo, però, cacciare le volpi anche in altri periodi dell’anno, invece di essere vincolati al mese di gennaio in battuta. I tempi concessi sono pochi per dare equilibrio a questo animale molto prolifico e dannoso per le aziende. La volpe -sottolinea- non è un vero e proprio animale da caccia. Ha assunto questa valenza venatoria solo perché è pericolosa per gli allevamenti, in particolare, di pecore. Necessita di un controllo più razionalizzato”. La vulpes vulpes è anche una portatrice di virus. In Trentino Alto Adige e in Veneto questo animale è soggetto a vaccinazione orale contro la rabbia. In Sicilia questa pratica non si espleta da trent’anni perché non si è riscontrata la necessità. “Nell’area arco-alpina e in quella dei Balcani, secondo un’ordinanza ministeriale, si sottopongono le volpi a vaccinazioni obbligatorie per costituire una barriera contro la malattia della rabbia”, fanno sapere dal dipartimento attività sanitaria e osservatorio epidemiologico dell’assessorato regionale alla Salute. A contatto con i centri urbani, la volpe è spesso vittima di incidenti. Ad affermarlo è Giovanni Giardina, direttore del centro regionale Lipu, strutturato per ospitare anche i mammiferi: “Mediamente accogliamo circa 15 volpi l’anno – dice -. Come dato relativo agli ingressi, occorre sottolineare che questi animali entrano perché o avvelenati o arrotati. Le operazioni di recupero rappresentano per noi un impegno gravoso. Riusciamo a salvare solo una parte delle volpi avvelenate. Molti sono gli ingressi registrati nel periodo primaverile di piccole volpi. In questo momento dell’anno, infatti, avvengono le nascite”. 

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