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L'opinione della critica d'arte alla personale di Croce Taravella a Gangi. Una guida per tutti

Osservando la selezione di opere di Croce Taravella, in cui il tema predominante è quello della città, ciò a cui si approda, nell’immediato o quasi, è una fitta intelaiatura di rapporti. La scelta di utilizzare più materiali (e, quindi, il polimaterismo come mezzo e strumento per indagare la reazione del soggetto rispetto al supporto) e, soprattutto, l’evidente pratica gestuale, casuale o meno, che su di essi l’artista esercita, si amalgama con l’idea di ritagliare consciamente uno spaccato di realtà e di quotidianità, un “fermo immagine” (che è anche il titolo della mostra) dalla radice fotografica: la staticità dello scatto, che implica concreta selezione, apre le porte al caso (la colatura della vernice) o al surplus del gesto (il graffio sull’alluminio). Nei dipinti di Taravella, il tentativo oggettivo di rappresentare uno scorcio cittadino impressionato (secondo proprio il significato tardo-ottocentesco del termine) in un dato istante, con i suoi tratti caratteristici e peculiari, come la monumentale cartellonistica tipica della metropoli newyorkese, è contaminato da una volontà di interiorizzazione e da una tendenza all’espressionismo. Come la realtà stessa, di cui, però, non sono che la copia rivista e inedita, le città taravelliane, e alcune delle parti che le costituiscono (come i mercati, il porto o le osterie palermitane e romane) sembrano essere frutto di una duplice assimilazione in bilico tra il dato fisico-sensoriale e una personale rielaborazione emotiva, tra la reminiscenza affettiva di un ricordo e il suo congelamento.

E come in una rievocazione, in una visione onirica o immaginativa (e l’immaginazione rappresenta un altro elemento contaminante la realtà), la serie, metafora di un viaggio anch’esso al medesimo tempo oggettivo e soggettivo, ospita la figura umana, indagata dall’artista con un’attitudine quasi da psicologo. Gli abitanti, del dipinto in sé più che della città stessa (e qui il confine tra realtà e rappresentazione si accentua), sono spesso anonimi e privi di caratterizzazioni, maschere munchiane di una “Città scena” (dal titolo di una delle opere) immerse in interni conosciuti (l’Enoteca Picone) o presenze irreali, somiglianti più ad apparizioni che a concreti elementi costitutivi del fermo immagine (come se, paradossalmente, la città potesse sopravvivere da sola).

Dagli angoli delle grandi città delle prime stanze (la mostra sembra seguire un percorso preciso) si giunge, attraverso un processo di semplificazione e riduzione formale degli elementi, ai paesaggi tratti dal vero dei piccoli paesi siciliani cari all’artista polizzano (Petralia Soprana, Geraci Siculo, San Mauro). Spariscono gli edifici, le insegne pubblicitarie e le automobili, ma sparisce anche l’uomo. Ciò che rimane, oltre ai tratti essenziali e irregolari del pennello, è la risultante pittorica di impressione ed espressione.

Cristiana Sorrentino

(Esperta d’arte, laureata al DAMS e specializzanda in Storia dell'Arte Contemporanea all’Università di Firenze)

Informiamo che la chiusura della personale di Croce Taravella: “Fermo Immagine” è stata anticipata ad oggi (non più a giorno 20 agosto come da cartellone), per trasferimento delle opere a Roma. (Alcune immagini dell'inaugurazione della mostra qui: http://bit.ly/crocetaravellafermoimmagine )

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