L'ultima speranza: una class action contro la chiusura del punto nascita

Michele Ferraro

Editoriale

L'ultima speranza: una class action contro la chiusura del punto nascita
La nostra proposta rivolta alla cittadinanza

18 Gennaio 2016 - 00:00

“U murtu nsigna a chianciri” si dice dalle nostre parti. A giudicare la vicenda del punto nascite di Petralia Sottana pare sia proprio così.

Da quando il reparto ha chiuso definitivamente le porte la mail della nostra redazione è quotidianamente intasata da comunicati stampa di sindaci, assessori, deputati, segretari di partito che a guerra persa promettono battaglia. In queste ore si parla di un presidio fisso nei nostri municipi, una sorta di “occupazione” della casa comunale da parte di sindaci, assessori, consiglieri. Un po’ come fanno gli alunni dei licei.

Immaginiamo il terrore del ministro Lorenzin appena appresa la notizia (se l’ha appresa). Chissà se avrà dormito questa notte, avendo nel cuore il terrore per il municipio di “vattelapesca” occupato.

A parte l’ironia, ci torna alla mente l’ultimo incontro tenutosi al municipio di Petralia Sottana, ottobre scorso. Presenti: 4 sindaci e poco più di 20 persone ad ascoltare. Lo dicevamo già allora che se questa non sarebbe diventata una battaglia di popolo sarebbe stata solo l’ennesima battaglia persa, dopo quella per l’ortopedia, giusto per fare un esempio. Così è stato!

“Aggrappati alla Snai” titolavamo con tono polemico circa 3 mesi fa, denunciando quella pericolosa equazione (Area Prototipale = potenziamento dell’Ospedale) che, in effetti, non stava scritta in nessuna fonte del diritto. Ma per la classe dirigente del nostro territorio evidentemente bastano le “linee guida”.

Lo abbiamo scritto e lo ripetiamo: la politica ha perso, per mille motivi! Perché è divisa, lacerata da una guerriglia senza esclusione di colpi fra gli apparentemente amici sindaci del nostro comprensorio. Perché è debole, condannata da una legge dei numeri che fa del nostro comprensorio uno dei più disabitati, dunque politicamente irrilevanti di tutto il “bel paese”. Perché ormai è abituata a delegare la gestione della complessità agli altri: ora ai dirigenti locali, ora ai burocrati regionali e nazionali, ora ai c.d. esperti ed alle agenzie di sviluppo. Talmente leggera, la politica madonita, che nuota nell’aria.

Dunque meglio fidarsi solo delle proprio forze, per questo consigliamo ai cittadini madoniti di intraprendere al più presto un’azione legale contro la decisione del ministro Lorenzin, il decreto va impugnato davanti al TAR del Lazio da chi ha non solo un interesse legittimo al mantenimento del punto nascite, ma il diritto soggettivo ed inalienabile di continuare ad abitare la propria casa, di vivere la sua vita là dove ha deciso di farlo.

Cari madoniti, mamme a papà delle Petralie, di Gangi e Geraci Siculo, di Castellana e di Polizzi Generosa, di Alimena, Blufi, Bompietro e degli altri comuni vicini, il futuro dell’ospedale di Petralia è nelle vostre mani.

Non v’inganni l’ottimismo di chi vi dice che tutto si risolverà, che non possono lasciarci senza punto nascite. Lo faranno e, se da Roma capiranno di poter spingersi oltre, andranno avanti con il progetto di smantellamento del nostro ospedale. Del resto ormai, quasi del tutto privo di reparti, perché mantenere un gigante che assorbe costi e risorse che chi governa vuole concentrare nelle aree metropolitane.

Bisogna cercare un buon avvocato e formare una Class Action per difendere il nostro diritto di esistere, non è più il tempo di delegare è il tempo di agire, in giudizio in questo caso.

Coraggio, la Costituzione è dalla nostra parte!

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