Parco delle Madonie, sulla presidenza una battaglia fuori dal tempo

Michele Ferraro

Politica

Parco delle Madonie, sulla presidenza una battaglia fuori dal tempo
Una proposta condivisibile ma che non risolve i problemi

18 Gennaio 2016 - 00:00

Una lettera dell’attuale Vice Presidente del Parco delle Madonie, il sindaco di Collesano Giovanni Battista Meli, è stata inoltrata a tutti i gruppi parlamentari dell’Assemblea Regionale Siciliana. Nel testo della lettera si chiede, in buona sostanza,  la modica dell’art. 9 bis della Legge Regionale 98 del 1981. Norma che individua i meccanismi di nomina dei Presidenti degli Enti Parco siciliani. A tale specifica richiesta si aggiungono, nella lettera che riportiamo qui di seguito, una serie – non meglio precisata – di “importanti correttivi per la vita e la produttività dell’organismo”.

La questione della presidenza madonita del Parco, conoscendo lo stato di profonda crisi in cui versa l’Ente, ci pare francamente anacronistica. Sarebbe stata condivisibile 5, 10 o 20 anni fa. Ma oggi, con una dotazione di bilancio di 20 mila euro per tutto il 2014, cosa mai dovrebbe o potrebbe fare il presidente madonita del Parco? Nulla. Niente di niente.

Esistono in Italia Enti Parco totalmente privi di sovrastrutture “politiche” che pure funzionano, ed anche bene. Quindi, nello stato in cui versano le casse regionali, ci pare anacronistico pensare ancora a un presidente, un comitato esecutivo, un consiglio, un collegio dei revisori dei conti, un nucleo di valutazione e via discorrendo, per ciascuno dei 5 parchi. Non pensiamo che si debba cancellare il “livello politico” che, riteniamo, debba mantenere un ruolo ed una dignità. Ma occorre una semplificazione ed una profonda razionalizzazione della spesa che passa, per esempio, dall’individuare un unico presidente, un unico comitato, un unico collegio dei revisori dei conti etc. per tutti e 4 i Parchi Siciliani, che poi sarebbero 5, considerando anche il nato e subito incubato Parco dei Monti Sicani.

L’Ente Parco delle Madonie, con tutti i difetti che conosciamo, ha dovuto sopportare in questi anni anche il carico di responsabilità non esattamente proprie. E quindi gli si imputa la responsabilità dell’emergenza cinghiali, anche se così non è. Gli si imputa la colpa di aver complicato la vita all’agricoltura e all’ediliza locale, anche se così non è. Anche il turismo, se da queste parti singhiozza, pare sia colpa dell’Ente Parco. Ma così non è. E lo sanno bene sindaci ed amministratori locali che, nonostante i periodo di grande difficoltà, fanno a gara per entrare nel territorio del Parco delle Madonie, così è per Gangi, Lascari, Bompietro, Blufi e Alimena.

Occorre quindi riaffermare la verità delle cose e dire con chiarezza che l’Ente Parco serve, ma serve solo se funzione e per funzionare, prima di tutto, non ha bisogno di un presidente, ha bisogno di un bilancio dignitoso.

Ha bisogni di una nuova normativa che gli consenta di mettere a reddito le bellezze naturali, magari con l’intervento diretto dei privati. Se necessario anche un intervento sulle piante organiche, perché è comunque meglio la certezza di un impiego diverso che l’incertezza del lavoro.

E' su questi punti che si qualifica un’azione che non può più solo essere di proposta ma deve assumere i tratti della protesta. I Sindaci che, in rappresentanza dei loro concittadini, per oltre 20 anni hanno costruito attorno al Parco l’identità delle Madonie, sono perfettamente coscienti dello stato di assoluta emergenza in cui versa l’Ente, dovrebbero quindi agire di conseguenza. Ci vuole un shock per riportare in vita un corpo morente.    

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La Lettera di Meli:

Egregi Presidenti,

venerdì 21 marzo 2014, presso la sede dell'Ente Parco delle Madonie, si è tenuta la riunione del Consiglio del Parco alla presenza di tutti i Sindaci dei Comuni che ne fanno parte di diritto.

In tale occasione è stata ampiamente discussa la proposta, inserita all'ordine del giorno, di modificare la vigente normativa inerente il progetto di riforma della governance ed altri aspetti legati alle competenze e ai ruoli istituzionali che competono all'Ente di gestione dell'area protetta e, in particolare, alla determinazione della carica di Presidente dell'Ente Parco.

Secondo quanto prevede l'art. 9/bis della legge regionale istitutiva dei parchi (L.R. 98/1981 e s.m.i.), il Presidente viene nominato dal Presidente della Regione e, nella maggior parte dei casi, egli è totalmente estraneo al territorio e quindi riteniamo che la mancanza di questo requisito non determini le condizioni ideali per affrontare problematiche gravi che oggi più che mai stanno determinando una vera e propria desertificazione di un territorio di rara bellezza, che per poter esprimere tutto il suo potenziale, oltre che la competenza deve prevedere un requisito indispensabile, a nostro avviso, ossia la territorialità di chi deve assumere un ruolo di grandissima responsabilità.

Pertanto il 21 marzo, all'unanimità, i Sindaci del Parco delle Madonie hanno votato la convinta volontà di chiedere alla Regione Sicilia una revisione della norma per l'elezione del Presidente dell'Ente Parco da parte del Consiglio dei Sindaci e, inoltre, una serie di importanti correttivi per la vita e la produttività dell'organismo, affermando il principio che a rappresentare l'Ente debba essere un madonita, esperto riconosciuto del settore, che vive e opera nel territorio del Parco stesso, che sia in possesso di titoli professionali e culturali adeguati.

A tal fine, si auspica che le SS.LL. possano portare in aula un disegno di legge che modifichi la normativa vigente: siamo convinti che se questo passo sarà compiuto daremo una speranza al territorio, in particolare ai giovani che vorrebbero ancora credere e sperare che si possa pensare di restare per costruire un futuro migliore.

Giovanni Battista Meli

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