La storia è scritta sui libri ed è inscritta sulla pietra.
Ci sono, però delle tradizioni orali, tramandate attraverso il racconto generazionale, oggi, subalterne alla storia, un tempo, storia della storia.
Pare che la Rocca di Cefalù fosse abitata da divinità: tra queste, un spiccava la bella Diana, signora delle selve, protettrice degli animali selvatici, custode delle fonti e dei torrenti, protettrice delle donne, cui assicurava parti non dolorosi, e dispensatrice della sovranità.
Diana, splendida fanciulla, altera nella sua integrità, luminosa, nel suo fascino, soleva correre su e giù, con il suo fedele cane, per la rocca di Cefalù, ove pare abitasse in un tempio, di cui oggi rimane monumentale memoria.
Amava, soprattutto, fare il bagno, nella spiaggia sottostante al lato est della rupe, quella ove oggi sorge il Porto di Presidiana, ma, temendo di attirare, a causa della sua smisurata bellezza, presenze indesiderate, preferiva farlo solo quando la luce della luna illuminava soavemente lo specchio di quelle acque.
Un giorno, mentre nuotava in quel mare cristallino, protetta dalla materna presenza della rupe, sovrana di tante bellezze, fu rapita da uomini venuti dal mare, attratti dal suo fascino.
Diana, disperata, pianse e dalle sue lacrime nacque una sorgente di acqua fresca, chiamata Presidiana ( presa di Diana).
Secondo la leggenda, l’acqua della sorgente ha poteri taumaturgici: se la si beve, per tre giorni di seguito, al sorgere del sole, si acquista il potere di fare innamorare la persona di cui si è innamorati; se la si beve, per tre giorni consecutivi, al tramonto, si ha la capacità di dimenticare la persona che non ricambia il proprio amore.
Anche le lacrime sono foriere di vita!
Daniela Mendola
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