Profughi derubati da un sergente della Marina, chiesto il rinvio a giudizio per 8 militari

Redazione

Cronaca

Profughi derubati da un sergente della Marina, chiesto il rinvio a giudizio per 8 militari
Le vittime furono ospitate dal comune di Geraci Siculo. Il sindaco plaude al provvedimento del pm

18 Gennaio 2016 - 00:00

La storia, che ha per protagonisti alcuni profughi siriani, ospitati dalle strutture di accoglienza di Geraci Siculo, è davvero sconfortante. Lo sa bene Bartolo Vienna, il sindaco di Geraci Siculo che per primo raccolse la testimonianza di alcuni profughi siriani che, a conclusione di una operazione di salvataggio in mare, avvenuta fra il 25 e il 26 ottobre del 2013, mentre a bordo della nave Chimera venivano accompagnati a Porto Empedocle, sarebbero stati derubati.  Ad indagare sulla vicenda il Pubblico Ministero della Procura Militare di Napoli Marina Manzella, che ha chiesto il rinvio a giudizio degli otto militari coinvolti. Fra questi il sergente della Brigata San Marco “Secondo reggimento Brindisi” Massimiliano Metrangolo, imputato di peculato con l’accusa di essersi appropriato di denaro e oggetti di valore di migranti siriani soccorsi in mare; altri 7 militari del suo equipaggio sotto inchiesta per violata consegna per averlo agevolato.Gli indagati, secondo l’accusa, avrebbero costretto i profughi a depositare denaro e oggetti personali, fra cui una fede nuziale, in alcuni sacchetti senza alcun codice identificativo. In questo modo si sarebbero appropriati di una somma di circa 35 mila euro.

Alcune delle vittime del furto furono trasferite dal centro di prima accoglienza di Porto Empedocle al centro di accoglienza di Geraci Siculo dove, visibilmente impauriti, si confidarono con il sindaco Bartolo Vienna. Stando al loro racconto il denaro e gli altri oggetti di valore furono inseriti «cumulativamente» in buste prive di numerazione o altri segni di riconoscimento. Secondo l’accusa, avrebbe obbligato i migranti «man mano che venivano perquisiti a distogliere lo sguardo dalle successive operazioni e a restare inginocchiati, girati verso il mare».

In una nota il sindaco di Geraci Siculo Bartolo Vienna plaude al provvedimento, del pubblico ministero “Si tratta dello stesso gruppo di profughi che abbiamo ospitato nell’ex hotel Ventimiglia di Geraci Siculo nell’ottobre del 2013, al loro arrivo e mi hanno raccontato di esser stati derubati di soldi e monili d’oro, mentre si trovavano a bordo della corvetta Chimera della Marina Militare, li abbiamo aiutati a segnalare quanto accaduto su nostra richiesta l’avvocato Guido Bellanca, gratuitamente, ha raccolto elementi e testimonianze e presentato un esposto alla procura di Agrigento”. Fu poi la Procura di Agrigento a trasmettere il fascicolo alla Procura Militare di Napoli.

“La cosa che mi fa più rabbia – commentava Bartolo Vienna già nel novembre del 2013 – è aver raccolto il drammatico racconto del viaggio e la beffa finale: mi hanno detto di esser stati derubati durante i soccorsi in mare da parte della Marina Militare, ho saputo che è stata aperta un inchiesta e sono pronto ad andare a testimoniare in procura e ripetere quanto mi hanno raccontato è assurdo quello che è successo, non si possono trattare degli esseri umani alla stregua delle bestie lasciati senza cibo e acqua, è possibile che nessuno si sia preso cura di loro subito dopo lo sbarco? Nono solo sono stati derubati ma sono stati lasciati all’addiaccio in un campo di calcio senza una tenda o un tetto sulla testa.”

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