Se ne sente parlare sempre più spesso ma cosa sono?
Capita di sentirne parlare alla radio,tv o giornali,in materia di economia,a volte dando l'idea di fantomatici “Nuovi Eldorado” dove gli investitori possano facilmente trarne facili profitti trainati da un mercato in continua crescita.
Ma osservando il fenomeno da vicino,anche grazie a questa simpatica riproduzione trovata sul web,che sembra proprio fare luce su questi mercati e sul loro effettivo valore e potenzialità redditizia, “non tutto è oro quello che luccica”, pare l'aforisma più adatto.
Per mercati emergenti si intendono le borse valori dei paesi come India, SudAfrica, Egitto, Messico che, nonostante le loro quotidiane chiusure in positivo, non vantano massicce partecipazioni da parte degli investitori internazionali, forse solo perché al paragone con una qualsiasi multinazionale occidentale non regge alcun confronto.
Basti pensare che il valore di un'azienda come la Procter & Gamble, noto complesso industriale che vanta uno dei più importanti portafogli di marchi di qualità, può coprire in pieno il valore dell'intera borsa della Federazione Russa.
La domanda che sorge in maniera naturale: ma quanto vale la Borsa Italiana?
Bene al contrario di quanto si pensi, per equiparare Piazza Affari, da una nostra personale ricerca, non basterebbero i colossi Apple e Google messi insieme. Questo dimostra che la nostra nazione tutto può essere all'infuori di uno Stato “povero”.
Una riproduzione degna da dimostrazione scolastica che nello stesso momento in cui fa sorridere desta anche un po’ di preoccupazione,in quanto è facile stabilire il valore di un azienda grazie ai suoi libri contabili, non tanto stabilire il valore di uno Stato. Almeno fino a ieri.
Nella mappa c’è anche la Nestlè, colosso svizzero che da solo vale quanto l’India.