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Sconvolgente inchiesta del Sole24Ore: Il destino della FIAT di Termini nelle mani di un medium

Il più prestigioso giornale economico nazionale, Il Sole 24 Ore, ha pubblicato un’inchiesta sulla trattativa che dovrebbe portare, ormai nei prossimi giorni, all’approdo di GRIFA nello stabilimento ex Fiat di Termini Imerese. Ciò che viene fuori, a dispetto delle rassicurazione del MISE e di buona parte del mondo sindacale, è un quadro tutt’altro che incoraggiante.

Una nuova pagina oscura che si aggiunge all’inchiesta pubblicata solo un paio di settimane fa da Marco Cobianchi su Panorama (leggi qui).

In sostanza dalle colonne del Sole 24 Ore si scopre che il Patron dell’ormai famigerato Banco de Rio de Janeiro sarebbe tale Luiz Augusto de Queiroz, banchiere un po’ per caso, sedicente medium e leader carismatico di un’associazione spiritualistica “olocentrica” disconosciuta dal Vaticano.

Altro che ”cavaliere bianco”. Il ritratto che viene fuori dall’inchiesta del Sole 24 Ore getta nello sconforto tutti i soggetti interessati. Da un lato c’è una società nuova di pacco, la Grifa, con capitali, organi di comando e finalità per così dire “nebulosi”, che in via di fatto non ha mai prodotto un'auto.

Per poter andare avanti con il piano industriale in discussione Grifa deve mettere a disposizione 100 milioni di euro, ai quali si aggiungerebbero 250 milioni di fondi pubblici. Ma dei 100 milioni Grifa ne dispone solo 25. Ed è qui che interviene il “capitale brasiliano” con gli altri 75 milioni pronti ad essere investiti dal Banco de Rio de Janeiro il quale, a dire il vero, ha già cominciato a borbottare, per il tramite del suo procuratore europeo Marcello Gianferotti, che sostiene: “Dal ministero e da Grifa non sono ancora arrivati tutti i chiarimenti che abbiamo chiesto. Mancano – si legge dalle colonne del prestigioso quotidiano economico – garanzie sulla composizione del cda e sul fatto che i 25 milioni di Grifa siano soldi veri”. Poi l’ultimatum: “Se entro venerdì non avremo garanzie, lunedì l'investimento salta”.

Da quale pulpito viene la predica verrebbe da dire stando a quanto scoperto dal Sole 24 ore:

“Di per sé il Brj – un piccolo istituto di credito immobiliare – non ha mezzi enormi. Secondo documenti consultati dal «Sole 24 Ore», a fine 2013 la banca aveva attività totali per 180 milioni di reais (meno di 60 milioni di euro); il valore del capitale sociale più riserve era di circa 7 milioni di euro, appena superiore – scrive la relazione di gestione – al limite minimo fissato dal Banco Central do Brasil. L'ammontare del presunto investimento in Italia, dunque, è superiore al totale dell'attivo della banca. Secondo Gianferotti «dopo la fusione con l'immobiliare Santa Carolina il patrimonio è salito a 386 milioni di reais», e compresi i fondi in gestione arriviamo a 1,5 miliardi – poco meno di 500 milioni di euro. Non solo. Nel loro rapporto stilato il 26 marzo 2014 i revisori della Audipec parlano di «situazione di ridotta liquidità» del Brj e di «necessità di realizzare un piano di recupero finanziario». Il Brj è una banca piccola, insomma, non priva di problemi, e che sembra in tutt'altre faccende affaccendata rispetto al presunto dossier italiano”.

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