La parola ai lettori: Elogio alla lentezza di Sabrina Miriana

Redazione

Cronaca

La parola ai lettori: Elogio alla lentezza di Sabrina Miriana

27 Novembre 2016 - 10:30

Con la pubblicazione della nuova versione del sito di madoniepress.it, abbiamo pensato di aprire una nuova rubrica, per dare voce ai veri protagonisti del nostro giornale: i lettori. La domenica saremo lieti di ospitare i vostri contributi, le vostre riflessioni, gli spunti critici ed i consigli per chi ha in mano le “chiavi” del territorio.

Partiamo da una “riflessione” su ciò che abbiamo di più prezioso, il tempo, ringraziando la nostra lettrice Sabrina Miriana per il gradito spunto.

 

In una delle pagine di Alice nel paese delle meraviglie Caroll , l’autore del libro,fa dire al bianco coniglio “è tardi è tardi” preziosa metafora di quanto accade oggi nella nostra società. È tardi…ma tardi per cosa mi sono sempre detta leggendo questo libro ed il caso vuole che mi imbatto di recente in una lettera scritta da una donna in una pagina sul tema della solitudine e del tempo che passa, e che mi porta a pensare e a volere condividere con voi alcuni pensieri. È una lettera in cui si guarda la vita con occhi diversi, occhi di chi non è più giovane, sente una grande tristezza dopo avere salutato gli amici di sempre andare via, dopo avere trascorso una piacevole serata dopo tanto tempo che non si vedevano, ripercorrono in qualche ora trascorsa insieme posti visitati, passioni comuni, sogni, l’autrice si descrive con un’andatura che sa di pinguino, per gli acciacchi dell’età, immagine che evoca tenerezza, con i capelli grigi e con la consapevolezza dell’importanza del saper vivere il tempo a disposizione con più accortezza.
La vita non si sa quanto tempo ancora gli riserva, anche se è pur vero che il destino in questo è un giocatore pericoloso, non guarda in faccia nessuno, ne giovani , ne anziani, il tempo gioca a dadi e quello che si ha a disposizione và vissuto bene, peccato che mentre lo viviamo , il tempo, spesso lo sprechiamo.
Questa lettera di cui vi ho raccontato solo una parte, mi ha permesso di riflettere sulla nostra dimensione del tempo un tempo troppo veloce che ci stà portando a consumare tutto e subito, senza riuscire ad assaporare nulla, chi ha qualche anno in più conosce bene il senso della precarietà, motivo per cui è da un lato desideroso di fare tutto quello che sa che non potrebbe più fare, dall’altro lato è spinto dal bisogno di assaporare le cose con quella lentezza che prima non avrebbero mai immaginato, ed è proprio pensando a quei “fili d’argento” sulla testa di molti uomini e donne che dobbiamo guardare per imparare a vivere meglio il nostro tempo, e non pensare solo a “succhiare” la vita dentro una cannuccia non vedendo neanche il colore di ciò che beviamo e il sapore mischiato con quello della plastica che lo ha accolto .
È il tempo della velocità, sollecitati da stimoli ed immagini continuamente ci dimentichiamo che il nostro cervello è una “macchina complessa e lenta”questa continua ricerca della velocità ci porta spesso incontro ad affanni e frustrazioni, per non essere riusciti a fare ciò che volevamo, dobbiamo reimparare a camminare lenti, forse che un albero cresce tutto insieme? La stessa natura ci ricorda questo.
Andare lentamente ci aiuta a riconquistare il piacere delle emozioni, a tornare a prendere confidenza col nostro io, dobbiamo liberarci da ciò che è superfluo , la velocità è solo una forma di estasi che la tecnologia ha regalato all’uomo scriveva M Kundera.
Il pensiero lento ci aiuta ad elaborare teorie complesse, senza la lentezza non potremmo educare veramente, ma offrire solo notizie passeggere, è necessario educare alla lentezza come recupero di un’umanesimo che stà scomparendo, impariamo anche dagli anziani…..la gioventù mastica le ore ed ingoia i minuti (De choal), cercasi dunque viaggiatori lenti che ci aiutino ad assaporare le cose.
Ripercorrere con lentezza la ricchezza della nostra storia può fare la differenza tra fare un percorso che lascia il segno e camminare non ricordando niente di ciò che si è visto e sentito.
Il pensiero veloce, sostiene kohneman, psicologo premio nobel per l’economia è intuitivo, emozionale, poco faticoso, il secondo è analitico, deduttivo, richiede più fatica. Mentre il primo è più veloce e non valuta sempre bene rischi e probabilità, il secondo aiuta a fare la cosa giusta educa e promuove la responsabilità a lungo termine e diviene anche come sostiene Thayler “una spinta gentile” a fare la cosa giusta, forse che il senso comune non ci suggerisce la frase “pensa prima di fare questa scelta”, è il monito ad un pensiero ragionato.
In tutto dobbiamo imparare a ripartire dal desiderio, in un tempo in cui manca il desiderio si finisce per non gustarsi nulla e ci si “ingozza” di tutto senza avere capito cosa hai mangiato, molto grave se il cibo diventa la cultura, la capacità del senso critico, riappropriamoci della pedagogia della lumaca, che si fonda sull’attenzione all’ascolto, la relazione, lo sguardo attento.
Abbiamo il dovere di aiutare i nostri ragazzi a saper pensare, pensare con criterio richiede riflessione.
Cercasi viaggiatori lenti e non solo tra i fili d’argento , ma in tutti coloro che hanno il senso della responsabilità., per il proprio presente e fututo, lentezza oggi và intesa come “valore di rottura” gesto rivoluzionario, resistere per decidere cosa fare del nostro tempo scrive Sepulveda, nell’attesa potrebbe anche essere più facile coltivare passioni gioiose e non solo quelle che da più parti sentiamo dire essere passioni tristi.
Confondere la velocità di una risposta come simbolo d’intelligenza è il più grave errore che si possa fare, lo ricorda anche Crepet nei suoi libri, quando suggerisce agli adulti di imparare a rispettare i silenzi, rallentare per sentire prima se stessi e poi gli altri.
Sabrina Miriana

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