E-commerce: italiani al top per ricavi ed esportazioni

Redazione

Italia

E-commerce: italiani al top per ricavi ed esportazioni

04 Aprile 2017 - 13:58

L’e-commerce è un settore dell’economia in forte crescita da anni ormai, anche in Italia. Ancora non siamo arrivati al livello delle principali economie europee, in termini di volume e valore delle compravendite online, ma abbiamo raggiunto un importante primato, quello della massimizzazione dei ricavi dalle vendite di oggetti usati. È quanto emerge da un recente rapporto realizzato da Ipsos per conto di eBay, la nota piattaforma in cui gli utenti possono mettere in vendita anche oggetti usati.

Nel 2016, infatti, gli italiani hanno ricavato in media da questa attività 136 euro, contro i 124 degli spagnoli e i 110 dei francesi: a quanto pare, siamo un popolo di venditori, che riescono a massimizzare i profitti nelle vendite online. Nella diffusione del commercio online di oggetti usati siamo invece battuti dai nostri competitor europei. Il 35% degli italiani intervistati da Ipsos ha dichiarato di aver già utilizzato eBay o altre piattaforme web per vendere oggetti usati, contro il 44% degli spagnoli e il 57% dei francesi. Siamo tuttavia intenzionati a colmare questo gap: il 45% degli intervistati vuole ricorrere al canale online per vendere oggetti usati in futuro, mentre il 50% di coloro che già svolgono questa attività ha intenzione di ampliare il proprio giro di affari.

Se nella vendita online dell’usato riusciamo a massimizzare i profitti, è nell’export che abbiamo un altro punto di forza che segna una crescita a doppia cifra. Secondo l’ultimo report dell’Osservatorio Export del Politecnico di Milano, le esportazioni di beni di consumo attraverso l’e-commerce ha raggiunto il valore di 7,5 miliardi di euro nel 2016, a fronte di una crescita del settore pari al 24%. Ad oggi, le vendite online verso l’estero rappresentano il 6% dell’export italiano, ma l’incidenza dell’e-commerce è destinata ad aumentare, visti gli elevati tassi di sviluppo.

A guidare le esportazioni online c’è il settore della moda, il cui valore è pari al 60% dell’export digitale. Seguono il food (17%), arredamento (12%) e design (anch’esso al 12%). Il canale di distribuzione che va per la maggiore è costituito dai grandi retailer (52% dell’export digitale), seguiti da marketplace (32%), siti di vendite private (8%) e dai siti di e-commerce aziendali (6%).

La maggiore propensione agli acquisti online è una delle principali leve che hanno determinato la crescita dell’export digitale. Ma senza innovazione nel mercato e nei processi aziendali, la transizione verso il mercato dell’e-commerce internazionale non può considerarsi completa. L’Italia, con una conformazione territoriale che ha fatto pesare l’isolamento logistico come fattore limitante la crescita, ha trovato nelle nuove soluzioni dei corrieri espressi un modo per innovare e rendere più competitivi i processi di spedizione e consegna all’estero dei prodotti Made in Italy.

Tra i principali spedizionieri presenti sul nostro territorio, Poste Italiane ha creato tariffe ad hoc per i siti di  commercio online, sempre più diffusi anche nelle piccole e medie imprese italiane. Tariffe che comprendono anche servizi specifici per le esportazioni, con ritiro in azienda della merce da spedire all’estero. I servizi di spedizione pacchi di Poste Italiane sono presenti su Packlink, dove possono essere acquistati online, senza dover passare da nessun ufficio. Il processo è così interamente digitale e il corriere passa a ritirare la merce in azienda, rendendo più efficiente la logistica anche dei piccoli e-commerce, sempre più diffusi sul nostro territorio. Anche altri corrieri italiani, come SDA e BRT, hanno sviluppato servizi simili, acquistabili online e comprendenti il ritiro presso la sede aziendale della merce da spedire all’estero.

Se l’innovazione logistica è importante per rendere più efficiente ed economico il processo di spedizione e consegna, è la conoscenza dei mercati il fattore chiave per espandere la presenza all’estero. L’export delle aziende italiane è infatti per ora concentrato su Europa e Stati Uniti, mercati ormai maturi, ma il vero potenziale è legato ai paesi emergenti, come il Sud Asiatico, la Cina, gli Emirati Arabi, la Corea del Sud. È in questi paesi che si gioca una buona fetta del futuro delle esportazioni digitali del Made in Italy.

La conoscenza dei mercati e la costruzione di una forte identità del brand sono la chiave principale per poter esportare nei paesi emergenti, ma anche in questo caso la logistica diventa fondamentale. Per i grandi marchi, è importante riuscire ad abbattere i costi utilizzando magazzini in loco e prestare attenzione alla logistica dell’ultimo miglio.

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