A Castelbuono la presentazione del libro “I Masnadieri dell’Acquasanta”

Redazione

Cronaca

A Castelbuono la presentazione del libro “I Masnadieri dell’Acquasanta”

18 Agosto 2017 - 15:49

Domenica 20 Agosto 2017 ore 18,30 al Centro Sud (ex chiesa Ss Crocifisso) – Via Umberto I si presenta il nuovo romanzo “I Masnadieri dell’Acquasanta” del giornalista Antonio Fiasconaro. Dopo i saluti del sindaco Mario Cicero e dell’assessore Dario Guarcello, sono previsti gli interventi di Salvino Leone e di Martino Spallino. Introduce e modera il giornalista Roberto Ginex, segretario provinciale dell’Assostampa Palermo e direttore responsabile de ilsitodisicilia.it

Questo nuovo libro di Antonio Fiasconaro, giornalista e scrittore palermitano, concretizza un percorso virtuoso di “miglioramento nella continuità”, proprio come si dice per i vini buoni e genuini. Infatti, l’autore ci consegna un romanzo ben costruito e assai godibile, sempre poggiato sulla solida base dell’accuratezza di ricercatore e del suo piacere del raccontare, da affermato cronista, già rivelate nelle precedenti opere.

LA SINOSSI
Nell’avvincente scenografia d’una occidentale Sicilia post unitaria, legata dalla morsa malavitosa dei borghi marinareschi d’una Palermo sonnolente e contraddittoria, si articola l’emblematica storia di sangue dilatata dalle griglie delle logiche mafiose della città fin nell’entroterra di Milocca. Qui, attraverso un’attenzione per il territorio e per la toponomastica che richiama le planimetrie civiche della Palermo secentesca raccontate da Luigi Natoli, si dipanano le linee di un plot narrativo avvincente e, allo stesso tempo, sapientemente non edulcorato da quei
retorici umori che furono propri del feuilleton d’annata, per altro sdoganato dall’attenzione estetica di Umberto Eco, e che ha avuto ancora i segni precisi di una accurata analisi narratologica attraverso la perizia letteraria di un Leonardo Sciascia. Una vicenda avviata dal giovane Luigi Attanasio, falegname di mestiere, il quale, lancia in resta, decide di rapire la sua Clementina, figlia di un villano Vincenzo Mangiaracina. Cacciato in malo modo, tanto da far intervenire la pubblica forza, si dà la stura, – il tutto documentato dal mattinale e accurato bollettino dei Carabinieri Reali, – a rapimenti, sgozzamenti, agguati disegnando, nel cerchio dei quindici capitoli, quel reticolo luttuoso di bande le quali, in opposti ambienti, agiscono affinché i “fatti” trovino il loro adeguato e “onorevole” compimento. Sono questi gli umori di fondo de I masnadieri dell’Acquasanta di Antonio Fiasconaro, il quale ci restituisce, nella
sua già nota scrittura agile quanto vivida, la misura del linguaggio siciliano e della psicologia isolana. Umori e cromatismi d’una Sicilia sottoposta al giogo delle violente logiche feudali, e di una criminalità che inizia a concretarsi in quelle gerarchie di facinorosi che, ad oggi, sono ancora tristi marchi d’una città non redimibile. Sarà in un lontano venerdì del 21 aprile dell’anno 1893, che le azioni delittuose troveranno conclusione in Palermo. E ciò presso le severe stanze del Tribunale penale postonello spazio di Palazzo Chiaramonte, il trecentesco Steri, sede, un tempo, della Santa Inquisizione. Così verrà chiuso il processo contro sequestratori e grassatori; scene del delitto: Milocca, territorio di Apollonia in Val Demone, e la felicissima Palermo percorsa, tra lo sciabordio delle acque, dai penetranti
odori degli aranceti della Conca d’Oro.

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