Cronaca

Petralia Sottana, niente “tracciato” alle donne in dolce attesa: il più vicino è a Termini

“Che si assista a un continuo depotenziamento del nosocomio di Petralia Sottana è cosa risaputa. I tagli ai reparti, la presenza di un solo cardiologo, l’assenza dell’ortopedia e la chiusura del punto nascite, sono a testimoniare una inequivocabile scelta politica. Una scelta che, è bene ribadirlo, pesa come un macigno sul diritto alla salute e sulle tasche dei cittadini”. Inizia così una lunga nota inviata dal comitato Pro Ospedale di Petralia Sottana che torna a farsi sentire dopo qualche mesi di silenzio. “A questo punto qualcuno potrebbe obiettare che, in molti casi, si tratta di obblighi di legge, del rispetto della normativa vigente che serve a dare certezze sui protocolli da seguire. Ma è sempre così? A quanto pare, no”.

E il Comitato parla della cardiotocografia, il “tracciato” che viene fatto alle donne in dolce attesa”: Secondo i vertici dell’ospedale – scrive il Comitato – dalla 37esima settimana è obbligo di legge eseguire l’esame presso la struttura che ospita il punto nascite (nel nostro caso Termini Imerese). Come tutte le partorienti sanno, questo esame così importante per monitorare la salute del feto, si esegue sempre più frequentemente via via che il parto si avvicina, soprattutto se la gravidanza si prolunga. Esistono casi, non rari, di persone costrette a viaggiare per dieci o più giorni consecutivi, con tutto ciò che ne consegue in termini di sicurezza (un’ora di viaggio) e spese. L’alternativa è trasferirsi nella bella cittadina della costa finchè non si realizzi il lieto evento (sempre a patto di poterselo permettere)”.

Fino al pensionamento di Roberto Ardizzone, che per molti anni ha retto il reparto di Petralia Sottana, questo esame è stato eseguito (anche con il punto nascita già chiuso). Oggi lo spostamento, diventa obbligatorio: “Un obbligo limitato al nostro ospedale se è vero che il tracciato viene tranquillamente effettuato a Mussomeli (altro nosocomio con il punto nascite soppresso) per evitare, quando non necessario, il lungo viaggio verso Agrigento (35 minuti) – scrive il Comitato – Ed eccoci allora alla prima domanda: a cosa si deve questa differenza di trattamento? Non certo alla mancanza di strumentazione (3 cardiotocografi), né alla scarsità di medici (diversi fra ostetrici e ginecologi). A quanto sappiamo, inoltre, il tracciato è una attività ambulatoriale e ne viene auspicata una gestione integrata con il territorio. Se i nostri ospedali sono riuniti, che senso ha fare affrontare alle donne madonite un simile disagio quando non necessario”?

Secondo le linee guida, le attività ambulatoriali devono essere seguite dai medici del punto nascita: “Ma non sono gli stessi che dovrebbero ruotare fra Termini e Petralia? – continua il Comitato – Lasciamo a chi di dovere calcolare quanto costa a una donna madonita affrontare il viaggio per Termini Imerese, nelle ultime settimane di gravidanza, per eseguire un esame che già oggi potrebbe fare a Petralia Sottana. Ma aggiungiamo: è sicuro per la partoriente e per il nascituro affrontare questo viaggio di quasi un’ora quando, nella gran parte dei casi, potrebbe farlo vicino casa e con tutti gli specialisti necessari? Chiediamo quindi ai sindaci madoniti, e agli organi competenti, di verificare la situazione e rimuovere gli ostacoli che impediscono, qui, l’erogazione di questa prestazione. Chiediamo, inoltre, la convocazione di un consiglio comunale congiunto in cui, pubblicamente, si incontrino i rappresentanti e i cittadini dei comuni madoniti. Ciò per discutere sulla situazione della sanità nel nostro comprensorio è decidere le azioni da intraprendere per salvaguardare il diritto alla salute dei madoniti”.

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