Sciopero bianco a Polizzi Generosa, le considerazioni di Pietro Attinasi

Redazione

Cronaca - Lettere alla redazione

Sciopero bianco a Polizzi Generosa, le considerazioni di Pietro Attinasi
Spesa pubblica, tasse, Snai, Unione Europea, disoccupazione, povertà, emigrazione i mille volti della nostra crisi

10 Maggio 2019 - 16:31

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Pietro Attinasi

Per iniziativa del sindaco di Polizzi Generosa Pino Lo Verde è stata effettuata da parte di alcuni volontari suoi concittadini, a costo zero per la Provincia regionale di Palermo che avrebbe dovuto provvedere, la manutenzione della strada franata e dissestata che congiunge il suo comune con Piano Battaglia.
Per questo motivo egli ha subito una denuncia da parte dello stesso ente che da almeno un decennio ha omesso di fare il suo dovere, limitandosi solo a porre sul posto un segnale, peraltro mai rispettato, di diveto di transito.

Il sindaco ha sostanzialmente chiamato i suoi concittadini allo sciopero bianco o alla rovescia, consistente nell’azione di protestare lavorando gratis anzichè astenendosi dal lavoro o semplicemente manifestando il proprio dissenso.

Così facendo però, anzichè creare un danno alla controparte come succede con lo sciopero normale, i volontari forniscono alla collettività un servizio spettante alla Pubblica Amministrazione e viene logico chiedersi se non sia giusto pretendere un risarcimento dall’erario, pari magari all’importo della spesa pubblica occorrente per i lavori effettuati, conteggiati con il prezziario regionale.

Viene da chiedersi altresì perchè i contribuenti dovrebbero legittimamente continuare a pagare addizionali Irpef comunali e regionali per servizi non resi dalla P.A.

Grave sarebbe se ci si dovesse rassegnare all’evenienza che alla manutenzione stradale debbano provvedere i cittadini volontariamente e gratuitamente, come successo qualche giorno fa con lo “Sciopero Bianco” di Polizzi Generosa, o come con l’altro sciopero bianco svoltosi a Collesano qualche settimana fa per iniziativa del sindaco Giovanni Meli, per non dimenticare la costruzione della “Via dell’Onestà” a Caltavuturo di quattro anni fa: quella bretella asfaltata sulla regia trazzera Prestanfuso grazie al finanziamento dei deputati del Movimento 5 Stelle all’ARS.

Se così dovesse continuare, che senso avrebbe pagare la tassa di circolazione? Non sarebbe a questo punto il caso di chiederne la sospensione o la compensazione ai governi nazionale e regionale?

Sarebbe una questione da mettere all’attenzione delle autorità politiche e amministrative del territorio, in primo luogo ai sindaci Meli e Lo Verde. Quest’ultimo, in particolare, per la sua meritoria iniziativa, immagino si sia lasciato ispirare dal suo passato di lotta come sindacalista della CGIL nella Prima Repubblica.

Ma era quello il tempo in cui i sindacati dei lavoratori e dei pensionali non si mostravano teneri verso i tagli alla spesa pubblica, non avendo ancora sposato, come hanno poi fatto da almeno vent’anni a questa parte, le politiche economiche europee neo e ordo-liberiste, ispirate dai finanzieri nazionali e internazionali che governano, tramite l’euro, l’Italia e la Sicilia.

Pino Lo Verde è anche il sindaco di uno dei pochi comuni delle Madonie che coraggiosamente non hanno aderito all’omonima Unione, preferendo piuttosto la forma della Convenzione, a tutela della maggiore autonomia amministrativa possibile per la propria comunità, anche se individuati a far parte della Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI)

Di SNAI si parla da cinque anni, senza che sia stato prodotto ad oggi nessun beneficio per la popolazione.
Anzi, nel frattempo la mancanza di lavoro nella nostra area interna ha continuato e continua ad essere, come lo è da decenni, la vera causa di spopolamento, con i giovani più o meno colti, laureati e diplomati che emigrano al Nord e all’estero, trascinandosi dietro spesso anche i genitori pensionati.

E in effetti sembra proprio vero che quando c’è di mezzo l’Unione Europea con la sua Programmazione e i suoi Bandi PON e POR, i soldi dello Stato italiano e della Regione Siciliana che, senza le complicazioni della tecnocrazia della Commissione Europea, verrebbero spesi direttamente e speditamente, siano invece costretti a fare uno strano giro: quello di andare prima a Bruxelles e tornare poi a Roma e a Palermo, diminuiti però di importo. Infatti dall’Italia partono comunque più euri di quelli che ritornano, sia perchè il nostro Stato è un contributore netto dell’Unione, sia per i maggiori costi della burocrazia.

Ed è certo che prima del Trattato di Maastricht e dell’Austerità imposta dalla BCE lo Stato italiano, i comuni e la Regione Siciliana avevano più risorse finanziarie per rispondere ai bisogni dei cittadini e dei territori, basti pensare alla legge regionale n. 1 del 1979 che reca la firma del buon Presidente Piersanti Mattarella. Quanti lo ricordano? Con quella legge c’erano somme assegnate annualmente ai comuni per servizi e per investimenti che potevano essere spesi secondo autonoma programnazione a livello locale.

Da quando c’è l’UE invece la situazione è peggiorata, l’impoverimento della popolazione della Sicilia è aumentato, aggravato proprio dalla tecnocrazia di Bruxelles e dai finanzieri della BCE.
Con l’aggravante di una martellante propaganda fatta dai partiti politici di ogni colore contro la spesa pubblica, per persuadere il popolo che ci fosse bisogno di austerità.

Tutto ciò a favore dell’infelice decisione di aziendalizzare e privatizzare i servizi pubblici, o meglio dire a favore del finanzcapitalismo che genera eccessi di povertà e disuguaglianze.
Pietro Attinasi.

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