LA FORZA DELL’ABIES NEBRODENSIS

Redazione

Cronaca - A Palermo

LA FORZA DELL’ABIES NEBRODENSIS
Una piccola pianta di questa specie botanica è stata messa a dimora nel giardino dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente

11 Maggio 2019 - 12:21

Capita spesso nella vita, di restare quasi sorpresi nel constatare che, certe cose che per tanto tempo abbiamo visto per forma ed estetica in un determinato modo, come assoluta espressione di una identità o di una legge naturale, svirgolino poi, dalla normale asserzione che ad esse si ricollega, quasi fossero in antitesi alle regole stabilite.

Però, a tratti, è quel “diverso” particolare che, accade in Natura, che riesce a sorprendere di più, se viola l’ineccepibile suo contenuto teorico. La “Natura” percorre la scala del tempo in modo più ampio, rispetto a quella degli esseri umani. La differenza che ci separa, è colmata dalle scelte che si compiono rispettando l’ambiente ed è probabilmente azzerata dalle successive generazioni, che guarderanno “meravigliati” verso le nuove forme naturali.

Ricorda il Commissario straordinario del Parco delle Madonie Salvatore Caltagirone che, qualche mese fa, in occasione dell’inaugurazione della mostra dedicata all’Abies nebrodensis e organizzata dall’Ente Parco delle Madonie, una piccola pianta di questa specie botanica, presa al vivaio di Polizzi Generosa, è stata messa a dimora nel giardino dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, direttamente dall’onorevole Toto Cordaro.

Sottolinea che, si tratta di un areale, dove le condizioni climatiche sono nettamente diverse da quelle che scientificamente ne favoriscono lo sviluppo vegetativo della specie, tanto è che l’abete delle Madonie, così come comunemente chiamato, non predilige ambienti vicino a zone costiere e a bassa quota, ma piuttosto ambienti freschi e ad alta quota. Tuttavia, è accaduto che, nello spazio in cui esso si trova, oggi appaia più che mai in splendida forma e verdeggiante.

Osservando la piccola pianta, con molta sorpresa, dice: “Con forza prorompente, ha affondato le sue radici in un terreno quasi inadatto, riuscendo in breve tempo ed in condizioni climatiche inusuali, a crescere e ad espandersi in maniera inaspettata. Lo consideriamo quindi, un buon successo, un segno tenace di resistenza, dove tutto torna alla vita. Questa pianta, seguendo il suo preciso percorso ha creato un amorevole rito di comunione silenzioso tra cielo e terra, un segno di tenace perseveranza che, rompe ogni indugio e si rende visibile a chi la osserva; ma è nella sua resistenza, che manifesta un rapporto fatto di intesa e di armonia. Questo è quello che ci insegna: bisogna superare le diffidenze per andare oltre le usuali apparenze, aprirsi a nuove forme di dialogo quando le stesse appaiono impossibili”.

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