Editoriale

Il diritto di parlare e l’opportunità di tacere

Pubblicando la nota firmata dai sei ex consiglieri comunali dell’ex gruppo consiliare “Siamo Gangi con Francesco Migliazzo sindaco”, (leggi questo articolo) da gangitano, mi ponevo alcune domande. Interrogativi che ritengo possano essere condivisi anche dai nostri lettori.

Il primo fra questi è il seguente: perché i nostri concittadini che hanno deciso di dimettersi dal Consiglio Comunale, consapevoli che la conseguenza immediata sarebbe stata il commissariamento dell’organo, sentono la necessità di continuare ad intervenire nel dibattito politico? Possono farlo? Ne hanno il diritto? Certo che si. Ma se era questa l’intenzione, se tutti erano d’accordo nel continuare a “fare squadra”, perché non proseguire dentro il consiglio comunale?

Scrivere, come è stato fatto un paio di mesi fa “Ci siamo dimessi per un grande atto di amore, responsabilità e coerenza nei confronti della cittadinanza” onestamente non spiega nulla e non significa niente. Scelte gravi come quelle di far commissariare il Consiglio Comunale vanno dettagliatamente motivate, perché altrimenti non si comprende secondo quale logica rimanere al proprio posto sarebbe stato “irresponsabile” e “incoerente”.

In tutta franchezza, lasciata alla libera interpretazione delle parti, la scelta dei sei consiglieri comunali sa tanto di ripicca: “muoia Sansone con tutti i filistei!”. Se, come pare, l’intenzione è quella – assolutamente legittima – di continuare a fare politica. Se a tutt’oggi questi nostri sei concittadini, scrivendo agli organi di stampa, si firmano con l’appellativo (ormai perduto) di consiglieri comunali, perché – mi chiedo – scomodare l’avvento di un commissario il cui lauto e legittimo compenso, è bene ricordarlo, grava sul bilancio del Comune.

C’è dell’incoerenza a condurre una campagna elettorale casa per casa contro il commissariamento, unico “terribile” avversario del 2017, e poi dimettersi in massa proprio per fare arrivare un commissario a sostituire non solo se stessi ma, soprattutto, i “nuovi” avversari. C’è dell’incoerenza nel dimettersi dal consiglio comunale e, due mesi dopo, continuare a definirsi consiglieri comunali in un documento pubblico.

C’è della superficialità nel voler far credere alla gente che i tanti problemi di lunga data che riguardano Gangi, finalmente ammessi anche da chi per 15 anni ci ha raccontato la storiella del municipio perfetto (A proposito, tanti, ed alcuni particolarmente gravi, li avete dimenticati) siano responsabilità della giunta comunale insediatasi poco più di un mese fa. In definitiva c’è sempre il diritto di dire la propria, ma c’è anche, talvolta, l’opportunità di tacere.

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