Proteste e tensioni per la riconversione del Civico in ospedale Covid-19

Redazione

Regione - A Partinico

Proteste e tensioni per la riconversione del Civico in ospedale Covid-19
Tanta tensione tra gli operatori sanitari per la riconversione dell'ospedale Civico di Partinico

17 Marzo 2020 - 16:01

L’Asp di Palermo scende in campo per fronteggiare l’emergenza coronavirus attrezzando l’ospedale di Partinico, che accoglierà i pazienti affetti da Covid 19. Una scelta maturata dall’Azienda sanitaria provinciale che ha già immesso in servizio due dirigenti medici di malattie infettive, che vanno ad aggiungersi a quelli già esistenti. La struttura avrà 24 posti letto in terapia intensiva, 4 in sub-intensiva. Molti però, non l’hanno presa bene: è il personale medico e infermieristico che ieri pomeriggio si è radunato all’esterno, nel piazzale antistante il pronto soccorso. Il motivo dello stato di agitazione è dovuto al fatto che non si sentirebbero adeguatamente formati né equipaggiati per affrontare l’emergenza sanitaria che il coronavirus ha in queste settimane travolto. “Chiediamo all’Asp di Palermo di fornirci di tutti i presidi di sicurezza idonei a potere espletare il nostro lavoro in totale sicurezza per noi e le nostre famiglie”, chiedono a gran voce i lavoratori.

La protesta è in parte rientrata in serata quando l’Azienda Sanitaria ha rilasciato una nota. “Il momento di comprensibile disorientamento ed apprensione dei dipendenti del nosocomio è rientrato e, pertanto, quella che sembrava essere una protesta in realtà era una forte preoccupazione nei confronti dell’Azienda sulla presenza dei presidi di sicurezza e sull’aderenza dell’organizzazione alla tutela sul posto di lavoro. Ovviamente – ha detto il direttore generale dell’Asp di Palermo, Daniela Faraoni – è un momento difficile per tutti, soprattutto per chi si deve adattarsi ad una realtà lavorativa diversa da quella maturata nel corso degli anni. Da parte della direzione non solo c’è comprensione, ma anche impegno a superare tutte le criticità anche quelle oggi non conosciute, pur nella convinzione che è stato fatto tutto il possibile e tutto ciò che serve allo stato per potere considerare quella struttura un valido presidio all’avanzata della pandemia”.

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