Regione

L’ambulanza inviata da Lascari a Palermo: “La donna si poteva salvare”

Eco nazionale per lo scandalo che ieri ha coinvolto la sanità siciliana con tanto di dimissioni dell’assessore regionale Ruggero Razza. Inquietanti le trascrizioni pubblicate dagli investigatori che delineano un quadro della situazione molto grave, con il conteggio dei tamponi, dei positivi e dei decessi “molto alla mano”.

Dall’inchiesta condotta dalla procura di Trapani, emerge di come era ormai quasi consuetudine “spalmare” il numero dei morti per Covid e dei nuovi positivi su più giorni per evitare maggiori restrizioni e quindi le chiusure della zona rossa. Nelle intercettazioni portate avanti dai Nas di Trapani emerge tutta la preoccupazione dell’assessore Razza per le chiusure determinate dall’aumento dei casi. Era il 4 novembre scorso, quando era ormai certo il passaggio della Sicilia in zona arancione e Maria Letizia Di Liberti (la dirigente regionale da ieri ai domiciliari) parlava con il capo di gabinetto vicario dell’assessore Ruggero Razza, Ferdinando Croce (pure lui indagato). Razza era “seccato, mi disse: il fallimento della politica, non siamo stati in grado di tutelarci, i negozi che chiudono, se la possono prendere con noi, non siamo riusciti a fare i posti letto. Ci dissi ma non è vero, reggiamo perfettamente”.

Ma c’è di più. Perché l’assessore confida tutta la sua paura alla Di Liberti, ossia quella di non essere in grado di tutelare la Sicilia e i siciliani. La dirigente lo aveva rassicurato “anche se in realtà, non ti dico – continuava il dialogo con il capo di gabinetto – oggi è morta una, perché l’ambulanza è arrivata dopo due ore ed è arrivata da Lascari. Ed è morta, e qua c’è il magistrato che già sta, subito, ha sequestrato le carte… 2 ore l’ambulanza. Perché? Perché sono tutte bloccate nei pronto soccorsi. Tutte. Te lo immagini. Cioè che arrivò un’ambulanza da Lascari. Arrivò dopo 2 ore e quella è morta per un infarto… che si poteva benissimo salvare… 52 anni”. Erano i giorni terribili in cui tutti gli ospedali erano al collasso. Ed è in questo contesto, di fronte ad una sanità in grave difficoltà, che sarebbe maturata l’esigenza di fare “bella figura” per “bilanciare se c’è un buon dato sui guariti, cioè vorremmo dimostrare che anche se c’erano tanti contagi ma c’erano anche tanti guariti”. Una esigenza che avrebbe spinto la macchina delle statistiche fino a farla deragliare. Di Liberti diceva a Razza: “Poi martedì… ti faccio vedere… sono tutti i positivi… da recuperare… poi li vediamo insieme va bene”. “Ma quanti sono?”, chiedeva l’assessore. “Assai”, era la riposta.

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