Sport

Madonie, più di un anno senza sport

Sembra ormai intravedersi un spiraglio di  luce in fondo al tunnel. A più di un anno dall’inizio della pandemia pare che il peggio sia ormai alle spalle. Un gigantesco tsunami che si è abbattuto su tutti i settori, alcuni dei quali rimasti in secondo piano. Uno scontro tra titani direbbero in molti, che vede uscire con le ossa rotte anche le società sportive e non solo. Parla di “passione come volano di spinta” il tecnico dell’AC Geraci, Giovanni Brucato, che poi afferma: “Prima della pandemia la situazione del calcio madonita non era rosea. Tutte le società erano costrette ad attingere fuori sede per costruire rose competitive. Nei pochi settori giovanili la difficoltà maggiore è quella di avere rose omogenee, considerato l’esiguo numero di praticanti”. Infine Brucato lancia un appello: “la passione degli addetti ai lavori è da considerarsi l’unica arma possibile dalla quale ottenere energie e risorse necessarie”.

Severo invece il giudizio del presidente dell’ASD Città di Petralia Soprana, Peppino Intrabartolo, che alza i toni: “I vertici devono darci delle spiegazioni. La situazione è estremamente delicata e le conseguenze potranno essere irreversibili per i nostri giovani e per l’intero movimento calcistico. Le Madonie senza calcio- conclude Intrabartolo- non hanno un’anima”.

Anche il volley attraversa una situazione drammatica: “il Covid ha annientato tutte le buone intenzioni che avevamo per far bene” afferma Antonio D’Anna, consigliere regionale Fipav Sicilia, che poi rivela l’imminente ripartenza della Coppa Italia di Serie D. Appuntamento fissato per il prossimo 8 maggio.

D’Anna svela anche un importante progetto: “Per il futuro pensiamo di istituire una scuola federale per le alte Madonie dove non si farà solo pallavolo, ma lavoreremo in toto per dare delle abilità motorie di base a tutti i nostri giovani e giovanissimi iscritti”.  Progetto ambizioso quello del santone del volley madonita, convinto che “solo così si possono costruire le basi per formare sulle nostre terre atleti di livello”.

Situazione ancor più tragica invece per palestre e personal trainer. Leo Albanese, titolare di una nota palestra petralese afferma: “In questo ultimo anno ci è stato permesso di riaprire solo nei mesi estivi, quando comunque la gente preferisce concentrarsi su altro. Per ripartire in tranquillità basterebbe tornare alle linee guida di un anno fa – precisa Albanese- dove gli ingressi in palestra erano contingentati e monitorati accuratamente attraverso un sistema di prenotazione online che consentiva l’allenamento ad un numero limitato di atleti”.

Insomma, se il peggio sembra ormai passato, ripartire è l’unica cosa che conta. Ma quali saranno gli strascichi e le conseguenze? Non resta che affidarci al buon senso delle istituzioni che fino ad ora sono rimaste assai oscurate nell’ombra dell’incertezza.

 

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