Totò Schillaci e il ricordo di quelle notti magiche

Redazione

Sport - Calcio

Totò Schillaci e il ricordo di quelle notti magiche
Vogliamo parlavi del giocatore siculo più forte di tutti i tempi

12 Agosto 2021 - 10:06

Molti di voi stanno trascorrendo le vacanze nella bellissima Sicilia, così visto che sta per iniziare il campionato di Serie A che sarà molto divertente ed equilibrato anche per chi ama fare i  propri pronostici su scommesse24.net, vogliamo parlavi del giocatore siculo più forte di tutti i tempi ovvero il mitico Totò Schillaci, protagonista nelle notti magiche d’Italia 90’ con la colonna sonora di quell’evento rispolverata in occasione degli ultimi europei che ci hanno visto trionfare.

L’attaccante protagonista di questo articolo è nato a Palermo il 1 Dicembre 1962 e fin da bambino dimostra di avere una passione per il pallone, giocando tra le strade del quartiere popolare di San Giovanni Apostolo prima di far parte del settore giovanile dell’Amat Palermo. Anche se ancora un ragazzino si mette all’opera sul terreno di gioco segnando parecchi gol che dimostrano tutto il suo valore, così arrivano le attenzioni del Palermo che vorrebbe portare in rosanero l’attaccante, ma l’offerta fatta viene rispedita al mittente perché considerata troppo bassa.

Il Messina invece riesce a convincere i dirigenti dell’Amat e comprano Schillaci che ha la possibilità di disputare nel 1982 il campionato di Serie C. Rimarrà a Messina per parecchi anni con stagioni memorabili come quella del 1985-1986 con i giallorossi che ottengono una storica promozione in Serie B. Gran parte del merito va proprio a lui che riesce a segnare 11 reti. L’anno successivo un brutto infortunio al ginocchio gli complica in piani e il mister Franco Scoglio non può utilizzarlo come vorrebbe, ma allo stesso tempo si affeziona al suo giocatore perché vede in lui una gran voglia di fare gol che non conosce ostacoli.

Nel 1988-1989 il nuovo allenatore e Zdenek Zeman, che grazie al suo gioco offensivo ha modificato il calcio italiano, e gli attaccanti beneficiano di queste nuove tattiche, con Schillaci che addirittura si impone come capocannoniere del campionato segnando 23 gol.

La vittoria della classifica capocannonieri attira le attenzioni della Juventus che sborsando  una cifra intorno ai 7 miliardi delle vecchie lire riesce a convincere la società e il giocatore ad abbandonare la Sicilia per trasferirsi su a Torino.

Nonostante i salto di categoria e l’arrivo in una piazza importante l’attaccante non si tira indietro e si guadagna subito il posto da titolare. I numeri a fine stagione danno ragione ai bianconeri visto che a fine stagione segnerà 15 gol in 30 partite, festeggiando insieme ai compagni la vittoria della Coppa Italia e della Coppa Uefa, in una finale a tinte tricolore contro i rivali della Fiorentina.

I mondiali sono alle porte e il Ct Azeglio Vicini sceglie di puntare su di lui e di convocarlo in nazionale, e anche se nella prima partita contro l’Austria non è schierato tra gli 11 titolari, appena entra in campo riesce a segnare con un colpo di testa la rete che sblocca il match. Anche nel secondo incontro parte dalla panchina prima di essere titolare alla terza. Con i suoi gol trascinerà i compagni fino alla semifinale contro l’Argentina, sfida decisa ai rigori che però lui non ha avuto la possibilità di calciare perchè era già stato sostituito.

Segno anche nella finale di consolazione valida per il terzo posto contro l’Inghilterra. Durante l’estate del 1990 Totò Schillaci raggiunse la sua massima consacrazione diventando un beniamino dei tifosi italiani.

Toccato il punto più alto, con un secondo posto nella lista del pallone d’oro, dietro solamente a Matthaus fresco campione del mondo, iniziò una fase calante. Alla Juventus fu spesso nervoso, litigando con compagni e tifosi e le sue prestazione ne risentiranno. Quando arrivò in attacco il suo compagno di Nazionale Vialli nel calciomercato estivo del 1991, scelse insieme alla società di cambiare e aria e trasferirsi all’Inter.  A Milano a tormentarlo furono alcuni problemi fisici e quindi non giocò molto, ma si portò a casa la Coppa Uefa. Dopo 2 stagioni sotto la Madonnina fece una scelta di vita andando in Giappone e finendo così la sua carriera lontano da casa in un campionato non troppo competitivo, ma sicuramente con uno stipendio elevato e la possibilità di essere la star della squadra per la quale giocava, cioè il Júbilo Iwata.

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