FlyEye, ultimatum dell’Esa: ok entro il 12 maggio o addio al progetto

Michele Ferraro

Cronaca - Proteste e ritardi

FlyEye, ultimatum dell’Esa: ok entro il 12 maggio o addio al progetto
L'ESA ha inviato a SoSviMa una lettera di sollecitazione per realizzare il FlyEye sulla Mufara. Già pronta l'alternativa alle Canarie

08 Marzo 2023 - 10:53

Da oggi c’è una data scritta in rosso nel calendario politico della Sicilia e delle Madonie. E’ il 12 maggio 2023, data cui l’ESA (Agenzia Spaziale Europea) terrà una importante conferenza nell’ambito della quale deciderà se andare avanti con il progetto di realizzazione del FlyEye su Monte Mufara oppure abbandonare la “tartaruga” Sicilia e portare il progetto alle Canarie dove, all’ombra del maestoso vulcano Teide, le istituzioni spagnole viaggiano molto più spedite. Nell’arcipelago a due passi dalle coste africane sono già pronti a soffiare alla Sicilia un’opportunità straordinaria, anche per il turismo che, a quelle latitudini, viaggia già al quadruplo della velocità rispetto alla “cenerentola” Sicilia (12 milioni di visitatori nel 2021 contro i 3 milioni della Sicilia).

L’allarme è arrivato, scritto nero su bianco, agli uffici della SoSviMa che, come Suap, sta facendo il possibile per portare avanti il progetto. Le proteste di alcune sigle ambientaliste non hanno certo aiutato l’iter, rallentando il processo decisionale di alcune istituzioni del territorio che però, alla fine, si sonno mostrate compatte nella volontà di portare avanti il progetto. Di fatto i Comuni interessati (Petralia Sottana, Petralia Soprana, Castellana Sicula, Bompietro e Isnello) hanno già fatto la loro parte, come ha già fatto la sua parte anche il Parco delle Madonie, esprimendo tutti parere favorevole alla realizzazione del FlyEye. A tardare, come spesso accade, è “mamma” Regione. Nei mesi scorsi il progetto si è arenato nell’attesa di una norma di legge che prevedesse uno specifico capitolo nel bilancio della Regione per portare avanti progetti e insediamenti scientifici di interesse nazionale ed internazionale. Norma che, dopo l’inserimento in finanziaria, è stata finalmente pubblicata in Gazzetta.

Adesso il passaggio cruciale e l’approvazione del progetto da parte del Crppn (Consiglio regionale per la protezione del patrimonio naturale), presieduto dall’assessore regionale per l’ambiente Elena Pagana e composto da rappresentati delle Università siciliane, delle associazioni ambientaliste, dell’Anci, delle Città Metropolitane e degli Istituti Nazionali di Urbanistica e Geofisica. Il Crppn da qualche anno ha preso il posto del Comitato Tecnico Scientifico del Parco delle Madonie, sotto la cui competenza probabilmente l’iter avrebbe goduto di maggiore attenzione. L’auspicato ok del Crppn non è però l’ultimo passaggio perché il progetto dovrà passare poi sotto il vaglio della giunta regionale e, in fine, alla firma del Presidente della Regione. L’addio del progetto Fly Eye sarebbe una sciagura per le Madonie, almeno per due motivi: non solo per l’occasione di sviluppo (scientifico e turistico) persa, ma anche perché verrebbe a determinare, nel giro di poco tempo, l’abbandono di insediamenti ed infrastrutture importanti che già insistono sul territorio e che sono costate milioni di euro: il Gal Hassin di Isnello ed il grande telescopio di Monte Mufara (per non parlare delle opere e delle infrastrutture di collegamento), consegnando al territorio altri insopportabili esempi di occasioni perse.  Per i prossimi giorni, forse già domani, è in programma l’invio di una nota congiunta di tutte le istituzioni locali coinvolte, indirizzata alla Regione Siciliana, nella quale si chiederà di velocizzare l’iter. Rimangono 65 giorni di speranza, dopo di che il territorio perderà l’ennesima occasione. (Credit foto: Esa/A. Baker)

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