Cronaca

“No all’hub addestrativo dell’Esercito”, la lettera aperta ai sindaci di 9 Comuni

Non si spengono le polemiche sull’hub addestrativo dell’Esercito che sarebbe dovuto sorgere tra le Madonie e i Nebrodi. Dopo la nascita del Comitato del no, che ha portato al passo indietro dei Comuni di Gangi, Sperlinga e Nicosia, lo stesso Comitato oggi scrive una lettera aperta ai comuni di Alimena, Bompietro, Blufi, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Resuttano, Santa Caterina Villermosa, Villadoro e Villarosa. Una lettera che invita i sindaci dei vari comuni a valutare attentamente le conseguenze di una scelta di questo tipo: quella appunto, di consentire la creazione di un hub di addestramento. La lettera nasce dal timore che altri comuni del comprensorio potrebbero prendere accordi per la costruzione di un hub. Anche se al momento non risultano contatti dell’Esercito con altri comuni per la costruzione dell’hub. Qui il testo integrale della lettera:

“Egregi Signori Sindaci, già da qualche tempo abbiamo compreso che i territori del centro della Sicilia sono oggetto di interesse da parte dell’Esercito. Sono ormai all’ordine del giorno i rilievi aerei e terresti condotti dai militari. Tutti vedono, tutti capiscono, tutti sanno. Nei comuni di Gangi, Sperlinga e Nicosia un gruppo di persone si è costituito recentemente in Comitato dopo aver appreso dell’accordo firmato l’8 Maggio dai sindaci dei tre paesi con il Ministero della Difesa per la realizzazione di un hub addestrativo di circa 34 chilometri quadrati, di cui avrebbero usufruito reparti non solo italiani”.

“Tale poligono non riguardava dei semplici e sporadici periodi di addestramento militare, ma avrebbe comportato la cessione del nostro territorio per ben trent’anni; cosa che avrebbe determinato la compromissione dell’ambiente e di qualunque attività economica e turistica su cui si fonda l’esistenza delle nostre comunità, oltre a seri rischi per la salute dei cittadini. Eccetto la speranza nutrita da qualche esercente di poter essere il fortunato destinatario di un appalto per eventuali forniture, non vi sarebbe stato altro per tutti noi che un depauperamento sociale, economico, ambientale e culturale. L’opposizione delle tre comunità ha infine portato i tre sindaci alla revoca delle delibere che autorizzavano la costruzione dell’hub militare”.

“Vogliamo quindi proporvi alcuni spunti di riflessione, qualora si dovesse presentare anche a voi il problema della scelta tra due alternative: un hub addestrativo o la concreta valorizzazione delle risorse del territorio. 1. Il nostro comprensorio non è un territorio vuoto, ma è abitato da comunità vive; è ricco di attività produttive e turistiche, contiene un patrimonio paesaggistico, di storia e di socialità che merita di essere preservato, curato e sviluppato. Siete consapevoli di quale danno produrrebbe, non solo per noi, ma per tutta la regione, la scelta di un hub nel cuore della Sicilia? 2. Le recenti proteste in Sardegna evidenziano come le promesse di vantaggi economici determinate dai poligoni di addestramento non si sono mai realizzate; piuttosto, è stato vero il contrario: una contrazione delle attività turistiche e produttive e un conseguente spopolamento del territorio. Citiamo a questo proposito gli studi condotti da Ferdinando Codonesu sugli impatti negativi sull’ambiente e sull’economia delle servitù militari in Sardegna, e quelli raccolti nel volume “Ambiente a salute nel territorio del poligono interforze Salto di Quirra” edito da Editori Riuniti. I danni ambientali che un hub addestrativo provoca non si possono risolvere con alcun tipo di bonifica, soprattutto se i territori vengono sottoposti per lungo tempo alle attività di esercitazione militare”.

“Numerosi sono ormai gli studi condotti sulle zone della Maddalena e Capo Teulada in Sardegna, nei quali si dice espressamente che occorrerebbero centinaia di anni per bonificare quei territori. La relazione condotta dalla Corte di Conti sulle bonifiche nel settore difesa parla chiaramente di lentezza e di ritardi nelle opere di bonifica e inoltre raccomanda una “più attenta vigilanza sui poligoni in caso di loro utilizzo per test su nuove armi da parte dei reparti della Nato”. Sono ancora in atto i processi per disastro ambientale colposo che riguardano proprio Capo Teulada, per l’esattezza la “Penisola Delta”, un’area di tre chilometri quadrati dove, dal 2008 al 2016, sono stati sparati 860mila colpi di addestramento, con 11.875 missili, pari a 556 tonnellate di materiale bellico”.

“I danni alla salute, che colpiscono purtroppo anche parecchie reclute, sono ormai un fenomeno tristemente noto: l’aumento di casi di neoplasie tra le popolazioni residenti intorno ai poligoni di tiro sono fatti ormai acclarati. 4. Considerate infine quali sono gli scenari geopolitici attuali, che stanno ormai proiettando l’Europa ed il Mediterraneo verso uno scenario di guerra. Oggi, più di prima, la guerra è una scelta del tutto irrazionale, i cui profitti riguardano pochissimi e i cui costi umani ricadono totalmente sulle popolazioni civili. La creazione di un hub non ci esporrebbe a rischi ulteriori? 5. All’articolo 9 la nostra Costituzione recita espressamente che la Repubblica ‘tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione’. Data l’importanza della questione ci rivolgiamo direttamente a voi, che sicuramente avete a cuore i vostri comuni e la loro vocazione, chiedendovi di esprimere pubblicamente il vostro no a qualsiasi forma di militarizzazione. Il nostro comitato spontaneamente costituitosi rimane a vostra disposizione per trovare idee di sviluppo territoriale di altra natura”, conclude la lettera del Comitato dei Cittadini per la Difesa dell’identità e lo Sviluppo.

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