Ypsigrock, oltre la musica c’è un paesaggio

Redazione

Cronaca - Castelbuono

Ypsigrock, oltre la musica c’è un paesaggio
Ypsigrock ha compiuto la sua missione. E’ un simbolo della rivoluzione della mobilità musicale in Italia.

17 Agosto 2023 - 10:52

Se la musica è il sentiero che 26 anni fa un gruppo di giovani visionari ha cominciato a solcare attorno a quello che, a quel tempo, era pressocché un deserto, quel che oggi meraviglia dell’Ypsigrock è il paesaggio che, anno dopo anno, attorno a quel sentiero è andato crescendo.

Tutto sta nel “modo di fare le cose” che non è mai frutto del caso, ma figlio di un’idea precisa, di un approccio culturale che rende valore ciò che altrove può essere un problema. Mentre l’Italia e l’Europa da qualche anno si interrogano sul problema dei rave party, a Castelbuono il paradigma è stato invertito già dal lontano 1997, portando il festival al centro del villaggio. La musica non per evadere dal mondo, ma per godere delle sue bellezze. Del resto, come dice Vincenzo BarrecaLa forza più grande di Ypsigrock è la sua Piazza, non solo per il pubblico, ma anche per gli artisti. Ricordo, qualche anno fa, i Mogwai scendere dal palco praticamente in lacrime, tutti d’accordo nell’affermare, grazie a quella piazza, sentivano di aver fatto il concerto più bello della loro carriera”.

Ed in effetti, col passare degli anni il Festival si è sempre più distinto per essere un moltiplicatore culturale. Nei giorni dell’Ypsigrock a Castelbuono è tutto un fiorire di iniziative, molte direttamente collegate al festival, come ad esempio il progetto “Echoes”, altre del tutto indipendenti che, pur vivendo – anche solo in parte – di luce riflessa, contribuiscono ad illuminare il paesaggio che attorno al festival è cresciuto.

Proprio “Echoes” rappresenta il paradigma di questo moltiplicatore. Un’opera d’arte video, ideata e realizzata per il Museo Civico di Castelbuono, dall’artista Ionee Waterhouse, che si è legata al festival attraverso delle performance di arti visive proiettate live sulla facciata del Castello dei Ventimiglia, dal 10 al 13 agosto, proprio in concomitanza con le performance degli artisti che si sono alternati sull’Ypsi Once Stage. “Una combinazione di live painting, immagini e video che reagiscono al suono grazie all’uso dell’intelligenza artificiale. L’artista – spiega Laura Barreca, direttrice del Museo Civico – che l’anno scorso è stata ospite del festival, quest’anno è tornata con un repertorio immaginifico digitale che rilegge paesaggi, architetture e spazi di Castelbuono in una dimensione suggestiva e distopica, in cui risuonano echi passati e presenti”. La mostra “Echoes” sarà aperta al pubblico fino al 12 ottobre presso la sede del Museo Civico.

Ypsigrock è, di fatto, anche un moltiplicatore economico, non solo per Castelbuono, ma anche per i paesi limitrofi. Oltre alla polemica sul “caro affitti”, che ha anticipato i giorni del festival, il vero fenomeno da studiare riguarda il surplus di economia generato da questo evento. Una vera iniezione di liquidità che, fino a qualche anno fa, quando i pagamenti digitali non erano ancora molto diffusi, era stata misurata attraverso l’analisi dei prelievi nei bancomat presenti a Castelbuono. “In quegli anni – ricorda Gianfranco Raimondole banche di Castelbuono ci restituivano report da 700 mila euro di prelievi nel fine settimana del festival. Cifre 6-7 volte superiori alla media rispetto agli altri weekend del periodo estivo”. Un assiste perfetto per il sindaco Mario Cicero che da anni insiste con il suo mantra: “Non è vero che con la cultura non si mangia. Quando gli eventi sono fatti bene e si distinguono per la loro qualità, generano economia per il territorio. Ypsigrock ne è un perfetto esempio”.

Quando è appena terminata la conferenza stampa di presentazione dell’edizione numero 26 e in lontananza si sente già il sound check di Thus Love che aprirà la line up di giovedì 10 agosto, Gianfranco Raimondo e Vincenzo Barreca si soffermano un attimo per ricordare gli inizi: “Oggi possiamo dire che, grazie all’aiuto di tutti, Ypsigrock ha compiuto la sua missione. E’ un simbolo della rivoluzione della mobilità musicale in Italia. In un tempo in cui i grandi nomi del rock raramente venivano in Sicilia e di certo non consideravano neppure lontanamente l’idea di esibirsi nell’entroterra della nostra isola, abbiamo provato a ribaltare il paradigma, puntando tutto sugli artisti emergenti. Ecco, possiamo dire che abbiamo avuto tempismo, anticipando di qualche anno quel fenomeno che in tutta Europa ha fatto crescere a dismisura l’apprezzamento per i Festival che propongono musica di qualità sganciata dalle grandi etichette discografiche” afferma Gianfranco Raimondo. “Il filo conduttore è sempre stato e continua ad essere la scelta della line up – continua Vincenzo Barreca – giravamo e continuiamo a girare tutta l’Europa alla ricerca degli artisti migliori da portare a Castelbuono. Prima viaggiavamo come degli avventurieri, oggi facciamo parte del circuito ETEP (European Talent Exchange Programme) ed ogni anno andiamo a Groningen per seguire gli show case dell’ESNS Eurosonic Noorderslag. Lì continuiamo a fare la nostra attività di scouting che è senz’altro un’esperienza molto bella, ma che col tempo si fa anche più difficile, anche in considerazione della prima regola che ci siamo imposti, l’ypsi once. Sul nostro palco si suona una volta sola e, dopo 26 anni, sono davvero tantissimi gli artisti che abbiamo già avuto il piacere di ospitare. Ma per fortuna la musica ci offre praterie sconfinate.”

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