Festival di Musica Antica di Gratteri, riaperta l’abbazia di San Giorgio

Redazione

Cronaca - L'evento

Festival di Musica Antica di Gratteri, riaperta l’abbazia di San Giorgio
Oggi il festival prosegue con il concerto dell'Arianna Art Ensemble "Le terre di Ulisse"

02 Settembre 2023 - 09:43

La 17esima edizione del Festival di Musica Antica di Gratteri, organizzato dall’associazione MusicaMente di Palermo ha visto ieri sera un concerto suggestivo che nella riaperta Abbazia di San Giorgio, che sorge ad appena 4 chilometri dal borgo madonita di Gratteri. Protagonista è stato l’ensemble Ring Around con un concerto dal titolo “La Musica delle Sfere. Monodia e polifonia nel Medioevo”. L’ensemble è composto da Vera Marenco (vocee viella ), Alberto Longhi (voce, percussioni), Maria Notarianni (arpa, viella), Giuliano Lucini (liuto), Marcello Serafini (viella).

Il festival di Musica Antica di Gratteri prosegue oggi, 2 settembre, alle 21, con lo spettacolo dell’Arianna Art Ensemble “Le terre di Ulisse”, alla chiesa della matrice Vecchia. Il concerto è un viaggio musicale alla riscoperta delle antiche musiche del mediterraneo, ripercorrendo le tappe del fantastico viaggio di ritorno da Troia dell’eroe Omerico.

Protagonisti dello spettacolo saranno Debora Troia alla voce, Federico Brigantino, al violino, Mario Crispi agli strumenti a fiato etnici, Paolo Rigano alla chitarra barocca, Silvio Natoli, al colascione, bouzouki e oud, Cinzia Guarino al clavicembalo e Giuseppe Valguarnera alle percussioni. Il concerto è un viaggio musicale alla riscoperta delle antiche musiche del mediterraneo. Dodici miniature in musica, in un rincorrersi di echi e di rimandi, nell’interminato gioco di tradizione ed originalità, nel succedersi di un canto festoso e di note languide e nostalgiche, di armonie vaporose, ricche di ritmi e contaminazioni. Esse ci ricongiungono alla memoria di luoghi che hanno sostenuto e tramandato le aspirazioni più generose e vitali degli umani.

I brani musicali in programma, preceduti dai versi dell’Odissea che si riferiscono alle zone geografiche da cui essi provengono, sono il frutto di una ricerca musicologica sonora ed espressiva che si sviluppa in varie direzioni, attraverso un percorso che unisce brani e strumenti antichi europei a strumenti tradizionali di altre culture mediterranee. Per compiere questo viaggio ci siamo fatti ispirare da un grande amante del mare, dei viaggi e del mediterraneo: Ulisse.

STORIA DELL’ABBAZIA

L’Abbazia di San Giorgio sorge a circa 4 chilometri, a sud-ovest di Gratteri sorgono le imponenti vestigia dell’abbazia di San Giorgio, di epoca normanna, comprendente la canonica e la chiesa. La fondazione è attribuita al pontificato di Innocenzo II (1130 al 1142 e riconosciuto in Sicilia come papa legittimo solo nel 1139), probabilmente negli anni tra il 1140 e il 1142. L’abbazia sembra tuttavia già esistente, se ad essa si riferisce una bolla del 1115, in cui il re Guglielmo I, detto il Malo, concede alla venerabile e sacra mansione di San Giorgio dei Crateri alcune terre di Petralia. Secondo alcuni studiosi, inoltre, i resti dell’edificio potrebbero essere attribuiti al secolo precedente. Una bolla del 1182, di papa Lucio III riconfermava alla canonia i beni e i privilegi acquisiti all’atto della sua fondazione ed elenca le chiese a quel tempo incorporate al priorato di San Giorgio.

Un diploma del 1191 con cui Tancredi d’Altavilla concede all’abbazia numerosi privilegi in memoria del padre. L’abbazia fu affidata ai monaci premostratensi, forse provenienti da una canonia di Saint-Josse-au-Bois, nella diocesi di Amiens in Francia. L’affidamento si inserisce nell’ambito dell’appoggio che i Normanni diedero in Sicilia al monachesimo occidentale, in opposizione a quello orientale, che si era diffuso con la dominazione bizantina. Nonostante i privilegi, l’abbazia iniziò a decadere dal 1223, diventando prima commenda e poi un semplice beneficio. Intorno al 1305 la canonia fu eliminata e i frati espulsi. Viene in seguito citata una commenda definitivamente abbandonata nel 1645 e alla metà del XIX secolo l’abate Vito Amico nel suo Dizionario topografico della Sicilia cita la chiesa, ancora aperta al culto, come appartenente all’ordine dei cavalieri di Malta. L’edificio, caduto in rovina, fu poi riutilizzato dai contadini come stalla e deposito di fieno.

Attualmente restano solo poche vestigia, oggetto di un recente restauro: qualche elemento decorativo e i muri perimetrali della chiesa, a pianta basilicale e a tre navate, con tre absidi sul lato di fondo orientale, di cui solo quella centrale sporgeva all’esterno, con una decorazione a lesene simile a quella del duomo di Cefalù. La muratura delle absidi si presenta in conci regolari con incavi sugli spigoli per accogliere colonne alveolari. Le altre pareti sono costituite di pietrame informe, ad eccezione delle incorniciature delle strette finestre. La parte ancora visibile del prospetto presenta un portale centrale con arcate cieche laterali. Il portale ad arco conserva una decorazione a bastoni spezzati simile a quella presente nel duomo di Cefalù e i capitelli delle colonne alveolate un tempo inserite nei piedritti. L’attacco di due archi trasversali ai lati del portale permette di ipotizzare la presenza di un protiro. La fabbrica conventuale doveva trovarsi a nord della chiesa, mentre un chiostro doveva essere addossato alla sua navata meridionale.

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