Teresa Mannino da Geraci alla conquista di Sanremo con la sua bravura e simpatia

Redazione

Cronaca - Co-conduttrice di Amadeus, ha conquistato tutti

Teresa Mannino da Geraci alla conquista di Sanremo con la sua bravura e simpatia
La Mannino, poi, si è presa la scena intorno alle 23 con un monologo dal chiaro sapore ambientalista e femminista

09 Febbraio 2024 - 10:35

“Ci pregavo un giorno di poter salire su questo palco”. Preghiere ascoltate, dunque, per la geracese Teresa Mannino che ieri sera è stata una delle grandi protagoniste sul palco del Festival di Sanremo alla sua terza puntata. Co-conduttrice di Amadeus, Teresa Mannino ha conquistato tutti con le sue battute sempre pronte e la spontaneità tutta siciliana. La Mannino è sempre andata fiera delle sue origini madonite e anche ieri sera non ha fatto nulla per nascondere la sua candenza tipica, ormai timbro di eccellenza dell’artista trapiantata a Milano. La Mannino, poi, si è presa la scena intorno alle 23 con un monologo dal chiaro sapore ambientalista e femminista.

“Siamo nel 2024 ma ragioniamo come 2.500 anni fa”, poi ha proseguito citando Protagora per puntare subito il dito contro “l’uomo bianco, ricco e occidentale” perché è lui che “è a misura di tutte le cose. Ma la misura l’ha persa e pensa che tutti gli altri esseri umani siano a sua disposizione”. Una grande performance piena di significati: “Dobbiamo ricordarci che siamo animali umani. L’origine della vita sul pianeta è comune: il 60% del nostro patrimonio genetico è uguale alle banane. Con le scimmie è del 98%, ma gli scimpanzè ci tengono a non farlo sapere”. E poi ha spiegato perché l’uomo si sente superiore: “Noi ci sentiamo superiori perché parliamo, ma gli animali o le piante comunicano in altro modo. Come noi siciliani che parliamo in dialetto a un milanese o un torinese, e poi se non capisce diciamo che è cretino”. E a questo punto ha fatto un esempio di un modo di dire siciliano che è assolutamente incomprensibile per chi viene da altre regioni. “Ma che fai, cammini con le arance cadute a terra”. Che è un modo per dire alle persone che si uniscono a quelle poco di buono.

E poi gli aspetti femministi. Con l’esempio delle formiche: “Ho interrogato le formiche tagliafoglie, le più intelligenti. Loro coltivano, hanno grandissimi formicai e in alcune camere coltivano funghi. Sono le uniche al mondo. Fanno agricoltura da 50 milioni di anni e non hanno rovinato niente, noi da 10 milioni e abbiamo sfinito il pianeta. Erano sulla Terra già all’epoca dei dinosauri. Sono intelligentissime, allora ho pensato guardiamo come funziona la loro società e copiamo. C’è una regina madre e le figlie. Lei decide il sesso dei nascituri: i maschi sono una minima parte, solo per la prosecuzione della specie. I maschi hanno il ruolo solo di fornire gli spermatozoi, che vengono conservati nella spermateca della regina. I maschi fanno un volo nuziale una volta l’anno, e dopo l’accoppiamento muoiono perché non servono più. Quanto sono avanti. Non hanno il problema di gestire gli ex. Anche i maschi sono contenti perché la loro vita è stata una unica grande scopata”. E qui la differenza con i maschi umani che, invece, “preferiscono il potere: sulle donne, sui bambini, sulla natura. Anche a me piace il potere, ma il potere di… di ridere e di farmi ridere. Il potere di vestirmi con le piume rosa e cantare anche se sono stonata. Di ballare per strada con mia figlia che si vergogna”. Poi la chiosa finale: “Non sono disposta a ignorare le storie che sono appena passate: se non è passato, non è il momento di passare oltre”.

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