L’omicidio del cerdese Carlo La Duca: ergastolo per gli “amanti diabolici”

Redazione

Cronaca - La condanna

L’omicidio del cerdese Carlo La Duca: ergastolo per gli “amanti diabolici”
Il presidente della Corte di assise di Palermo Sergio Gulotta ha letto il dispositivo e condannato all’ergastolo

19 Aprile 2024 - 16:48

E’ di una condanna pesantissima l’esito del primo grado del processo che vedeva imputati Luana Cammalleri e Pietro Ferrara, gli “amanti diabolici” accusati di aver ucciso il cerdese Carlo La Duca, di Cerda. I giudici non hanno dubbi: sono loro ad aver ucciso e fatto sparire il corpo dell’uomo. Il presidente della Corte di assise di Palermo Sergio Gulotta ha letto il dispositivo e condannato all’ergastolo. I due imputati erano presenti alla lettura del verdetto dopo quattro ore di camera di consiglio. L’uno accanto all’altra in due gabbiotti diversi, separati da un vetro. I pubblici ministeri Luisa Vittoria Campanile e Alfredo Gagliardi avevano chiesto il massimo della pena. I due imputati avrebbero avuto una relazione clandestina e misero in atto il piano per sbarazzarsi della vittima, il cui corpo non è stato ritrovato.

Carlo La Duca imprenditore agricolo di Cerda (Palermo) è sparito nel nulla il 19 gennaio 2019. La Duca è uscito da casa alle 8,07 per recarsi a Cinisi dove ad attenderlo c’era la nuova compagna. Dovevano trascorrere il fine settimana insieme. Prima di arrivare a Cinisi si fermò nel il terreno di Ferrara a Ciaculli. È qui, secondo la ricostruzione dei Pm che La Duca trovò la morte. In che modo i due imputati si sarebbero disfatti del corpo resta uno dei misteri del processo. Il tragitto della Volkswagen di La Duca fu seguito grazie al gps. La vettura è stata trovata in via Salvatore Minutilla a Cardillo. L’ultima persona che incontrò La Duca fu Ferrata.

Alle 10,48 l’auto è ripartita. Secondo i Pm l’uomo a quell’ora era già morto e a guidare l’auto era Ferrara. Dietro in una Fiat Punto bianca ci sarebbe stata Luana Cammalleri, l’ex moglie che avrebbe partecipato in concorso morale al delitto. I parenti della vittima e la nuova compagna erano costituiti parte civile con l’assistenza degli avvocati Chiara Arpaia, Fabio Trombetta, Giovanni Allegra e Salvatore Pirrone. I due imputati avrebbero fatto di tutto per nascondere il loro appuntamento. Ad esempio il 4 marzo Pietro Ferrara diceva alla donna: “No… in quel giorno non ci siamo visti”. E lei aggiungeva: “… io all’impatto ho fatto finta di rimanere di ghiaccio… gli ho detto no”. Il riferimento era alle parole dette agli investigatori. Nonostante la battagliera difesa degli avvocati Giovanni Marchese e Accursio Gagliano è arrivata la condanna all’ergastolo.

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