Come emerso, l’Italia è leader mondiale nel settore nautico, con un fatturato complessivo che ammonta a 6,11 miliardi di euro, arrivando a contribuire al PIL per il 2,89%. Sul piano nazionale, l’industria nautica rientra, per crescita ventennale dell’export (2001-2021), tra i primi dieci settori del made in Italy con maggiore surplus commerciale con la produzione di imbarcazioni da diporto e sportive. Il cuore della produzione nautica, che supera i 26.000 addetti diretti nel 2021, in crescita rispetto all’anno precedente (+9,7%), attiva una filiera di oltre 189.000 occupati, per un valore aggiunto di poco inferiore a 12 miliardi di euro nel 2021. “Questo deve portare a delle riflessioni sull’impatto delle nostre attività sul cambiamento climatico e dobbiamo proteggere imprese, artigiani e famiglie dalle conseguenze di questi eventi”, ha evidenziato Nardi.
“Il settore nautico ha un legame speciale con tutto il sistema atmosferico e anche con il sistema marittimo; gli impatti acuti, come le tempeste e le mareggiate, vanno a colpire direttamente l’indice di sicurezza di chi va per mare per lavoro, per sport o per turismo; poi abbiamo gli impatti cronici, come l’innalzamento del mare, che va a colpire direttamente le strutture della filiera nautica. E’ importante capire la velocità dei cambiamenti climatici, ma anche e soprattutto è importante dare valore ai dati: parliamo di “rotte del valore”, riuscendo a riconoscere i dati come uno strumento di azione ci ritroviamo inevitabilmente più vicino al concetto di soluzione e, soprattutto, di riduzione e gestione del rischio”.
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