Se fino a qualche anno fa la sanità pubblica italiana era motivo di orgoglio, adesso forse è arrivato il momento in cui dobbiamo ricrederci. Se guardiamo i bilanci dello stato, la sanità è ferma a 138,8 miliardi, mentre l’istruzione scolastica a poco più di 52 miliardi. C’è un settore, invece, che sta andando fortissimo ed è quello del gioco online. L’azzardo in Italia nel 2024 è arrivato a 157,4 miliardi di euro, cioè 430 milioni al giorno. Per essere ancora più precisi, 5.000 al secondo.
Cosa significa tutto questo? Che la salute e l’istruzione ricevono un volume di denaro minore rispetto a quello che gli italiani puntano sulle slot, sulle lotterie, sulle scommesse tradizionali e, soprattutto, online.
Gli stanziamenti per la sanità: Un budget che fatica a inseguire
La spesa sanitaria per il 2024 è stata di 138,776 miliardi, in crescita del 5,8% rispetto al 2023. Ma non è sufficiente! Spendiamo circa il 6,2% del PIL, mentre la media Ocse è al 6,9%. L’aumento serve soprattutto a coprire l’inflazione farmaceutica e le nuove indennità contrattuali del personale, ma serve a poco altro.
Quanto ammonta questa cifra per ogni cittadino? Poco più di 2300 euro pro capite l’anno, ancora lontano dai 4500 euro della Germania o dai 3800 della Francia. Il vero problema, però, è che l’invecchiamento della popolazione spinge naturalmente la domanda di cure e, quindi, i costi. Questo avviene più in fretta di qualsiasi rifinanziamento lineare. Secondo il rapporto C.R.E.A Sanità, servirebbero almeno 40 miliardi per sostenere bene il sistema.
Cosa resta all’istruzione e perché il divario si allarga
Sui fondi destinati alle scuole il confronto è ancora più sbilanciato. Il comparto dell’istruzione scolastica assorbe solo 52,1 miliardi, cioè circa il 6% della spesa finale dello Stato. All’università e alla ricerca ne vanno altri 11 miliardi scarsi, ma il totale resta sotto i 65 miliardi: meno della metà dei soldi che gli italiani scommettono in un anno.
L’andamento non è nuovo: da dieci anni il peso dell’istruzione nel bilancio statale oscilla intorno al 4% del PIL e fa veramente fatica a salire. Quali sono le conseguenze? Le classi sono sempre più affollate, gli stipendi dei professori rincorrono l’inflazione e gli investimenti nell’edilizia scolastica vengono spesso demandati ai fondi europei. Così, mentre il gioco d’azzardo macina i record, ogni euro destinato ai laboratori, alle biblioteche o ai docenti deve fare i conti con i tetti di spesa rigidi e le gare d’appalto lente.
Un fiume di denaro verso le slot, le scommesse e le lotterie
L’asticella dei 157,4 miliardi non è solo un record assoluto: rispetto al 2023 la raccolta è cresciuta del 6,6%, 9,7 miliardi in più nel giro di dodici mesi. A fare da motore è l’online, che da solo vale 92,1 miliardi. Lo ha confermato l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli agli Stati Generali di fine maggio, ha sottolineato come la rete fisica, le sale, i bar e le tabaccherie, sia rimasta sostanzialmente stabile.
L’impennata digitale ha due facce: da un lato amplia l’offerta e fa crescere il mercato, dall’altro lato riduce i costi fissi di gestione, è per questo motivo che la spesa reale (quella che resta nelle tasche degli operatori dopo le vincite) cresce più lentamente della raccolta. Non è un caso se l’erario, anche se vede aumentare i volumi, continua a incassare circa 11,5 miliardi l’anno dalle imposte sul gioco, è una quota che appare decisamente piccola in proporzione alle somme che circolano.
La crescita a due cifre del gioco via smartphone e PC ha portato all’attenzione anche i casinò con licenza estera. A differenza delle piattaforme AAMS, oggi ADM, che operano sotto la concessione italiana, i portali non AAMS rispondono a delle normative diverse. Questo significa che possono applicare delle tassazioni inferiori e che possono offrire dei limiti di puntata o dei bonus più incisivi.
Per chi frequenta la rete la domanda è inevitabile: come riconoscere casino non AAMS? Il primo indizio è l’assenza del logo ADM nel footer del sito. Il secondo è la licenza rilasciata da una gambling authority estera. Cambiano anche i metodi di pagamento: molti casinò offshore prediligono i wallet con le criptovaluta o dei circuiti poco usati in Italia.
Quindi, cosa significa tutto questo
I dati raccontano un Paese in cui il divertimento a base di slot e scommesse dispone di un potere d’acquisto superiore a quello che lo Stato riesce a mobilitare per curare i cittadini o per formare le nuove generazioni. Non è (solo) una questione morale: è un indicatore economico che segnala dove scorre il denaro liquido delle famiglie e dove, al contrario, servono delle risorse fresche recuperate con fatica tra i vincoli di bilancio e i limiti europei.
Il punto non è demonizzare il gioco né dipingere degli scenari apocalittici, ma prendere atto di un equilibrio che, se continua a spostarsi, finirà per influire anche sui settori meno visibili: la ricerca, l’innovazione, la coesione sociale. Conoscere i numeri aiuta a capire la portata del fenomeno e a orientare il dibattito pubblico. Perché alla fine, che si parli di slot o di pronto soccorso, la partita si gioca sempre sullo stesso tavolo: quello delle priorità collettive. Foto di Mikhail Nilov.
Alcuni numeri da non dimenticare
- 157,4 miliardi di euro: raccolta totale del gioco d’azzardo in Italia nel 2024.
- 92,1 miliardi: quota di quella raccolta generata dai giochi online.
- 138,8 miliardi: spesa sanitaria pubblica programmata per il 2024.
- 52,1 miliardi: fondi destinati all’istruzione scolastica nel 2024.