PALERMO (ITALPRESS) – Tre giorni di confronto serrato tra gli attori del mondo accademico, giuridico e bancario per tracciare insieme una direzione soprattutto per ciò che attiene alla concorrenza: questo l’obiettivo del convegno ‘Contratto e concorrenza nel mercato bancario: le sfide del XXI secolo’, organizzato dall’Università di Palermo a Palazzo Steri.
All’apertura dei lavori hanno preso parte tra gli altri il rettore Massimo Midiri, la prima presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano e il direttore generale della Banca d’Italia Luigi Federico Signorini; il convegno proseguirà domani e sabato con gli interventi di numerosi esponenti di altri atenei italiani e dei giudici costituzionali Emanuela Navarretta, Antonella Sciarrone Alibrandi e Giovanni Pitruzzella.
“Saranno tre giorni di studio e interventi di esperti di caratura nazionale e internazionale, in cui parleremo di un tema complesso come la sfida degli istituti di credito nei confronti dei consumatori – sottolinea Midiri, – È importante trattarli in un momento in cui si parla di criptovalute, criptoattività e una concorrenza che sta diventando sempre più complicata da regolare sul piano giuridico: la vittima sacrificale di questo ragionamento è sempre il cittadino o il consumatore. Il tentativo è quello di dare linee guida comportamentali, attraverso gli interventi dei giudici costituzionali e del direttore della Banca d’Italia”.
Tali temi, aggiunge il rettore, “vanno poi trasferiti ai nostri studenti all’interno dei corsi universitari: banche e criptovalute non devono essere guardate come il demonio, ma vanno interpretate e gestite. I giovani iniziano ad approcciarsi oggi a nuovi mestieri, che come Università dobbiamo prendere in considerazione per essere al passo con i tempi e interpretare anche quei fenomeni più pericolosi”.
Rivolgendo un plauso al confronto tra attori provenienti da mondi diversi nei confronti delle sfide che riguardano il mercato bancario, Cassano focalizza la sua attenzione su sei questioni che definisce “centrali per l’attività di un giudice. Innanzitutto se può continuare a essere valida la concezione tradizionale di concorrenza, in cui coincidevano tutela della concorrenza stessa e della libertà di commercio, o se è stata influenzata da una serie di questioni che sollecitano tutti noi a ripensarla; la seconda questione è se la concorrenza è un equilibrio ideale statico o va intesa come un processo dinamico e se, in questo senso, la finalità della politica è frenare tale proiezione dinamica o mantenere un processo virtuoso che possa conciliare sviluppo economico e benessere collettivo; la terza questione è se la concorrenza da tutelare sia un gioco di libertà individuali o una competizione tra imprese ed eventualmente come si concilia tale competizione con l’assetto organizzativo e i meccanismi decisionali dell’impresa; il quarto interrogativo da sciogliere è se il gioco della concorrenza tra imprese è connotato da una rigidità maggiore o minore rispetto al libero gioco delle volontà individuali che storicamente conoscevamo; il quinto tema è se, dinanzi a un ripensamento della nozione di concorrenza, si può affermare che la sua tutela coincida con la tutela della libertà di commercio o se si concentra piuttosto sull’efficienza dei mercati; la sesta questione aperta è in quale difficile equilibrio costituzionale si pongono fra loro tutela dei mercati e tutela dei consumatori. Sono tutte questioni di grande respiro, che implicano una lettura rinnovata dell’art. 41 della Costituzione che deve necessariamente entrare in bilanciamento con altri valori costituzionali”.
A tali interrogativi prova a dare risposta Signorini nel suo intervento: “La concorrenza è un meccanismo potente ma delicato, che per conservarsi ha bisogno di essere protetto dalle norme, dalle politiche, dall’attività amministrativa. Gli elementi essenziali che ridefiniscono i rapporti tra le banche e i loro clienti sono due: leva finanziaria e trasformazione delle scadenza. Da un lato questi due elementi consentono alle banche di svolgere il proprio ruolo centrale nel contribuire al buon andamento e allo sviluppo dell’economia; dall’altro possono funzionare solo grazie alla fiducia tra chi dà e chi riceve i fondi. La potenziale rilevanza sistemica delle crisi bancarie giustifica l’esistenza di norme più articolate di quelle che si applicano ad altre imprese, così come di un regime di supervisione prudenziale”.
L’aspetto su cui si sofferma il direttore generale della Banca d’Italia è “il contributo che può dare l’esistenza di un sistema bancario unitario e concorrenziale alla realizzazione della cosiddetta Unione dei risparmi e degli investimenti, cioè alla creazione di un mercato dei capitali, bancario e finanziario, ben integrato, che favorisca lo sfruttamento effettivo delle potenzialità nel mercato unico europeo. L’Europa ha un grande bisogno di attratte investimenti per recuperare i ritardi accumulati sul piano della tecnologia e della produttività, perseguire efficacemente la transizione climatica e l’innovazione digitale, creare le condizioni per un robusto sviluppo”.
Per raggiungere il completamento dell’unione bancaria, conclude Signorini, “è tempo di spingere ulteriormente l’armonizzazione della regolamentazione bancaria europea e di perseguirne al tempo stesso una semplificazione, senza ridurre la robustezza del sistema. Il compimento dell’unione bancaria presuppone la rimozione effettiva di ogni barriera in termini di fusioni e acquisizioni frontaliere: è una condizione necessaria per realizzare l’integrazione e il rafforzamento dei mercati, accrescendo la concorrenza e facilitando il raggiungimento di un’adeguata scala dimensionale”.
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