I dubbi de “Il Post” su rilancio dell’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese

Marianna Lo Pizzo

Cronaca - Pelligra Italia Holding

I dubbi de “Il Post” su rilancio dell’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese
Pochi mesi dopo l'acquisto dello stabilimento la Pelligra Italia Holding ha cambiato assetto societario

05 Luglio 2025 - 10:49

Con un dettagliato articolo, pubblicato ieri a firma del giornalista Francesco Gaeta, il quotidiano “Il Post” ha messo in fila una serie di perplessità sul piano di rilancio dell’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese. Il nodo della questione è il cambio di proprietà della società che, nel 2024, aveva acquistato lo stabilimento messo in vendita dallo Stato.

Dopo anni di tentativi di rilancio falliti, fra cui l’ultimo legato alla Blutec, era stata salutata con grande soddisfazione dalla politica regionale e nazionale la vendita dello stabilimento alla Pelligra Italia Holding, che ha acquistato terreni e impianti per 8,5 milioni di euro. Pochi mesi dopo però la società ha ceduto il controllo a due nuovi soci, Nicolosi Trasporti (che ora detiene il 70,22% del capitale) e CAEC (che ora detiene il 19,78% del capitale) lasciando di fatto a Pelligra solo il 10% del capitale della holdig.

Il cambio di proprietà e i dubbi
E’ proprio questo cambio di governance che solleva interrogativi. Secondo IL POST infatti non sarebbe chiaro se questa vendita abbia violato i termini della gara, che prevedevano il mantenimento dell’assetto societario per almeno due anni. Il ministero delle Imprese ha dichiarato che, poiché Pelligra Italia Holding non era una “Newco”, questa clausola non si applica, ma sta comunque valutando la situazione. Secondo quanto riportato da “Il Post”: “il cambio di assetto societario è avvenuto a gennaio del 2025. Pelligra Italia Holding ha fatto un aumento di capitale sociale (da 10mila a 100 mila euro) sostenuto interamente dagli altri due soci, Nicolosi Trasporti e CAEC, cosa che ha diluito la quota di Ross Pelligra al 10%. Nel verbale di assemblea in cui è stato disposto l’aumento di capitale, certificato il 7 gennaio 2025 da uno studio notarile di Brescia, si legge che tramite sei bonifici Nicolosi e CAEC hanno versato nelle casse della società un totale di 9,1 milioni di euro. Che è una cifra molto vicina agli 8,5 milioni che Pelligra aveva pagato per l’acquisizione dell’area dopo aver vinto la gara pubblica.”

La società vincitrice prima dell’aggiudicazione aveva ovviamente presentato un piano industriale, ma ora la gestione è affidata a nuovi soggetti, senza che siano stati rese pubbliche le intenzioni del nuovo assetto societario.

Reazioni politiche e trasparenza
La politica, che avevano accolto con entusiasmo la vendita, ora – si legge nell’articolo di Francesco Gaeta – è più cauta. Il piano industriale della società non è stato reso pubblico, e le richieste di accesso sono state respinte, alimentando dubbi sulla trasparenza e sulla reale volontà di rilancio. La situazione resta in evoluzione, con molte incognite sul reale rilancio dell’area e sull’uso dei fondi pubblici messi a disposizione dallo Stato. Leggi qui l’articolo de IL POST

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