Castelbuono, muore dopo anni di esposizione all’amianto: il tribunale condanna l’Inail a risarcire la vedova

Redazione

Cronaca - La sentenza

Castelbuono, muore dopo anni di esposizione all’amianto: il tribunale condanna l’Inail a risarcire la vedova
Giuseppe Failla aveva dedicato 33 anni della sua vita al servizio della comunità castelbuonese

10 Luglio 2025 - 09:59

Dopo anni di silenzi e dinieghi, arriva finalmente una sentenza che restituisce dignità e verità alla storia di Giuseppe Failla, storico dipendente del Comune di Castelbuono, scomparso prematuramente a 64 anni per un mesotelioma pleurico, forma aggressiva di tumore legata all’esposizione all’amianto. Il tribunale del Lavoro di Termini Imerese ha condannato l’Inail a riconoscere l’origine professionale della malattia e a risarcire la vedova, la signora Rosaria, con una rendita mensile, gli arretrati e le maggiorazioni del Fondo Vittime Amianto: un risarcimento complessivo stimato in circa 150.000 euro. Una sentenza importante, che accende i riflettori su un dramma silenzioso che ha colpito – e colpisce ancora – tanti lavoratori del comparto pubblico, spesso esposti per anni a sostanze tossiche senza adeguate protezioni.

Giuseppe Failla aveva dedicato 33 anni della sua vita al servizio della comunità castelbuonese, occupandosi prima dell’ambiente e poi di settori tecnici e amministrativi. Per oltre vent’anni è stato impegnato nella gestione della raccolta dei rifiuti solidi urbani e di siti contaminati, tra cui le discariche di Santa Lucia e Cassanisa, operando a diretto contatto con materiali pericolosi. Aveva svolto regolarmente sopralluoghi, delimitazioni di aree contaminate e classificazioni di rifiuti contenenti amianto, in particolare nell’ex cineteatro Le Fontanelle, dove l’eternit era in evidente stato di degrado.

Nel 2018, la diagnosi devastante: mesotelioma pleurico. Pochi mesi dopo, a gennaio 2019, Failla si spegne. L’Inail, però, aveva negato la correlazione tra la malattia e l’esposizione professionale. A quel punto la famiglia, rappresentata dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, ha intrapreso un lungo percorso legale. Grazie alle testimonianze degli ex colleghi e a una consulenza medico-legale, il giudice ha riconosciuto il nesso causale tra il lavoro svolto e la malattia, condannando l’istituto al pieno risarcimento.

Questa è una vittoria della giustizia – commenta Bonanni – che restituisce dignità non solo a Giuseppe, ma a tutte le vittime del lavoro. Uomini e donne dimenticati, esposti a rischi evitabili e lasciati soli nella malattia e nella morte. È inaccettabile che a garantire giustizia sia un tribunale e non l’ente che dovrebbe tutelare i lavoratori”. Il caso di Giuseppe Failla è l’ennesima ferita aperta nella lunga storia dell’amianto in Italia. Una vicenda che, purtroppo, non è isolata. E che oggi, grazie a questa sentenza, trova almeno un riscatto per la memoria e per i suoi cari.

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