È una vera e propria strage silenziosa quella che continua a consumarsi nei cantieri edili in tutta Italia ed anche in Sicilia che, con 23 decessi, è la terza regione per numero di morti sul lavoro dall’inizio del 2025. I dati nazionali relativi ai primi cinque mesi del 2025 confermano una tendenza allarmante: 386 decessi sul lavoro, 17 in più rispetto allo stesso periodo del 2024, pari a un aumento del 4,6%, una media di 3 vittime al giorno, oltre 1000 in un anno. A denunciare con forza la gravità della situazione è Pasquale De Vardo, segretario generale della Feneal UIL: “Assistiamo a tante dichiarazioni istituzionali, elaborazione di nuove leggi, norme fantasiose e una burocrazia asfissiante, accompagnata da attestati di cordoglio del momento. Ma la verità è che manca la volontà concreta, da parte delle istituzioni e della politica, di dire basta a questa mattanza. Mentre il governo si perde in affermazioni di facciata, nei cantieri continua la strage.”
Le regioni più colpite
Il fenomeno non risparmia nessuna area geografica: i dati dell’osservatorio nazionale in materia di sicurezza sul lavoro ci dicono che otto regioni sono classificate in “zona rossa” per l’elevata incidenza di decessi sul lavoro rispetto alla media nazionale nel rapporto tra occupati e vittime e la Sicilia anche in questa triste classifica, purtroppo è tra le prime.
Zona Rossa:
• Lombardia (42 vittime)
• Campania (25)
• Sicilia (23)
• Piemonte e Puglia (20)
• Toscana (19)
• Lazio e Emilia-Romagna (17)
• Trentino-Alto Adige (10)
In zona arancione, sempre secondo l’incidenza tra occupati e decessi, si trovano:
• Veneto (30 vittime)
• Liguria (8)
• Calabria (7)
Seguono: Abruzzo e Umbria (8), Basilicata (7), Friuli-Venezia Giulia (6), Marche e Sardegna (4), Molise e Valle d’Aosta (1).
Costruzioni: il settore più a rischio
Ancora una volta è il comparto delle Costruzioni a confermarsi il più pericoloso, con la più alta percentuale di decessi sul lavoro. E il quadro reale potrebbe essere persino più grave: spesso molte denunce di infortunio, non vengono neanche presentate, ma dichiarate successivamente come incidenti domestici. Secondo De Vardo, nel settore edile – dove è ancora altissimo il tasso di lavoro irregolare – troppi incidenti vengono taciuti per tutelare i profitti di imprese senza scrupoli.
“Il problema – sottolinea De Vardo – è anche generazionale. L’analisi dell’Osservatorio evidenzia come le fasce più a rischio siano quelle degli ultrasessantacinquenni, con un tasso di mortalità di 30,7 morti per milione di lavoratori, e quella tra i 55 e i 64 anni, con 19,1 decessi. Particolarmente preoccupante anche il dato relativo ai lavoratori stranieri, che nei primi cinque mesi dell’anno sono stati 87: il loro rischio di morte sul lavoro è più del doppio rispetto a quello dei colleghi italiani.”
Sotto accusa i ribassi e i subappalti
Fra i fattori che determinano questo scenario Pasquale De Vardo mette al primo posto la corsa al profitto di alcune imprese, che mette in secondo piano il rispetto delle basilari norme di sicurezza, come il mancato uso dei DPI (dispositivi protezione individuale), o peggio ancora neanche li fornisce ai lavoratori. Poi ci sono le cadute dall’alto, l’età avanzata dei lavoratori che spesso vengono sottoposti a visite di idoneità lavorativa, molto superficiali. La mancata formazione adeguata o lo stress termico che spesso provoca malori. Un triste esempio, la disgrazia di pochi giorni fa accaduta a Napoli, dei tre poveri lavoratori che pur di garantire un sostentamento economico alla propria famiglia, hanno perso drammaticamente la vita, precipitando rovinosamente da oltre 20 metri di altezza, da un cestello non a norma, senza alcun DPI e cosa ancora più drammatica erano sembra “rigorosamente” in nero almeno dalle prime notizie.
Le richieste della Feneal UIL
Per il sindacato, la prevenzione deve partire dalla cultura della sicurezza, quindi dai banchi di scuola e accompagnare l’intero ciclo della vita lavorativa. “Abbiamo portato le nostre proposte in ogni tavolo istituzionale, a livello nazionale, regionale e locale – spiega Pasquale De Vardo – indagini e sentenze rapide ma soprattutto, pene certe per i colpevoli, le famiglie superstiti vengono sistematicamente abbandonate dalle istituzioni, oltre a stare anni senza risposte e troppo spesso dopo un decennio arriva un nulla di fatto. Chiediamo formazione continua e, soprattutto, un deciso incremento degli organi ispettivi. In Sicilia, ad esempio, operano meno di 40 ispettori su nove province: statisticamente, un’impresa potrebbe subire un controllo mediamente una volta ogni diciotto anni. È inaccettabile, basta leggere i dati dell’ispettorato regionale per comprendere meglio ciò che accade nei cantieri edili, su 100 ispezioni eseguite nessuna azienda è esente da sanzioni e quasi sempre vengono trovati lavoratori irregolari.”
“Le leggi ci sono, le norme anche. Certo, tutto è migliorabile, ma se non ci sono i dovuti controlli, non metteremo mai fine a questa strage. Finché continueremo a ignorare l’urgenza di agire, si continuerà a morire nei cantieri per l’unica colpa di avere bisogno di lavorare. Il sindacato non si ferma, conclude De Vardo, continueremo a vigilare e a denunciare soprattutto ad agosto, uno dei periodi più difficili visto la quasi certezza di mancanza di controlli, dovuti anche al periodo feriale, dove tanti cantieri si trasformano in giungle, noi come Feneal Uil continueremo a urlare che, Tornare a casa, vivi da lavoro è un diritto!”