Durante il suo discorso alla città, nella solennità del Santissimo Salvatore, il Vescovo Giuseppe Marciante ha rivolto un forte appello alla comunità cefaludese, denunciando il progressivo svuotamento umano e culturale della città. “Cefalù sta perdendo la sua identità, la sua cultura e il suo patrimonio umano”, ha dichiarato con fermezza. Secondo il Vescovo, dietro la facciata di un turismo crescente si cela un pericoloso impoverimento sociale: “Ci sono a Cefalù 13.000 residenti, ma quanti sono davvero gli abitanti? Cefalù è diventata la città dei vacanzieri”. Una condizione che sta costringendo molte giovani famiglie ad emigrare nei comuni vicini per mancanza di abitazioni a prezzi sostenibili. “Ho accolto l’amarezza e la difficoltà di molte persone che non riescono a trovare un affitto per tutto l’anno”, ha sottolineato, parlando di un nuovo culto che minaccia la coesione cittadina: “Il dio denaro, il “Dio del Benessere”, è diventato la nuova religione”.
Il Vescovo ha poi criticato duramente l’occupazione incontrollata del centro storico: “Le strade e le piazze pubbliche sono divenute di fatto private, invase da tavolini e ombrelloni. Le processioni fanno sempre più difficoltà a passare. Pensiamo poi ai mezzi di soccorso, che spesso non riescono a farsi strada tra le vie del centro”. Ha inoltre denunciato episodi di inciviltà: turisti in costume da bagno o a torso nudo che cercano di entrare in Basilica con bibite e gelati, e ha auspicato un rinnovato impegno della Polizia Municipale “per salvaguardare il decoro della città”.
Un passaggio importante è stato dedicato alle nuove generazioni. Il Vescovo ha lanciato un appello a istituzioni, parrocchie e operatori economici: “Servono alternative concrete per i giovani, soprattutto contro il rischio di devianze legate a droga e alcol. Ai parroci dico: incrementate gli oratori. Ai gestori di strutture ricettive e di ristorazione: aprite le porte ai tirocini per i ragazzi. Alle forze dell’ordine: rafforzate la vostra già preziosa presenza sul lungomare e nei luoghi di spaccio”. L’obiettivo è arginare il fenomeno dei “neet” (Not in Education, Employment or Training, ossia i giovani tra i 15 e i 34 anni che non sono impegnati in attività di studio, lavoro o formazione), e offrire percorsi formativi che diano dignità e futuro.
Non sono mancati però riferimenti positivi. Monsignor Marciante ha lodato l’impegno delle scuole del territorio nell’accoglienza dei ragazzi fragili, con un aumento notevole dei casi presi in carico dai servizi sociali (da 16 a 72). Ha anche elogiato l’opera silenziosa di tanti cefaludesi che ogni giorno sostengono le attività della Fondazione “Regina Elena” e della Casa di Accoglienza “Maria Santissima di Gibilmanna”. Ha poi parlato della storica istituzione del “San Pasquale”, recentemente uscita da un lungo commissariamento, come di “un’opera meritoria che può tornare a essere un fiore all’occhiello, se sostenuta da Diocesi, Regione e Comune”.
Infine, ha ribadito il ruolo chiave che Cefalù può avere per l’intero territorio: “La nostra città deve essere una porta aperta verso i Comuni delle Madonie, condividendo risorse e opportunità, specialmente attraverso un turismo esperienziale e di qualità”. Il messaggio del Vescovo si chiude con una visione di speranza e responsabilità condivisa: “Non possiamo lasciare che i nostri giovani vadano via. Una società senza giovani è destinata alla morte”.