Un messaggio potente, lucido e a tratti drammatico quello pronunciato da Monsignor Giuseppe Marciante, vescovo di Cefalù, durante l’omelia di ieri (LEGGI QUI). Un messaggio che ha colpito nel segno, suscitando un’accesa discussione sia nella politica cittadina – con il messaggio del sindaco Tumminello (LEGGI QUI) – che tra la popolazione. Proprio sulle parole del prelato, arriva il commento di Valeria Piazza, presidente di Fratelli d’Italia Cefalù.
“Profonda gratitudine per l’ammonimento e la guida paterna del nostro Pastore”, scrive, definendo l’intervento di Monsignor Marciante “avulso da logiche clientelari o politiche” e capace di restituire speranza a una comunità sempre più disorientata. Nel suo intervento, la politica cefaludese sottoscrive le preoccupazioni espresse dal Vescovo, puntando il dito contro una gestione cittadina che “da troppo tempo fallisce nel trovare un equilibrio tra interesse pubblico e privato“, trascinando la città verso una progressiva perdita della propria identità culturale e sociale.
“Cefalù ha dimenticato se stessa”
Il j’accuse è netto: la città avrebbe smarrito le proprie radici marinare, agricole e artigianali, schiacciata da un turismo sempre più invasivo, privo di regole e visione. “Cefalù si è votata al turismo senza gradualità, senza programmazione. E oggi ne paghiamo le conseguenze: giovani costretti ad andare via, affitti inaccessibili, identità culturale sacrificata sull’altare del profitto immediato”.
La denuncia si estende anche alla carenza di spazi giovanili, di politiche per le nuove generazioni e all’assenza di alternative lavorative dignitose. “Non è possibile pensare che l’unico sbocco professionale per i nostri giovani sia il lavoro stagionale come camerieri o addetti alle pulizie. I nostri laureati meritano di più”.
Turismo sì, ma non a scapito dei residenti
Il cuore del messaggio è la richiesta di una gestione sostenibile del turismo: “Se il turismo non garantisce la vivibilità dei cittadini, non è turismo: è assedio“. Le criticità evidenziate vanno dalla viabilità paralizzata alla mancanza di parcheggi per i residenti, fino all’emergenza sicurezza e al degrado urbano causato da “orde di turisti irrispettosi“.
Un appello alla responsabilità collettiva
Il comunicato si conclude con un invito forte e chiaro: “Abbiamo il dovere di difendere la nostra città, di amarla come lei ha amato noi donandoci uno dei luoghi più belli al mondo. Ma senza una presa di coscienza collettiva, senza il coraggio di cambiare rotta, sarà difficile invertire il declino”. Un’analisi severa, una denuncia che, sulla scia dell’omelia del vescovo, si trasforma in invito a rimboccarsi le maniche. Prima che sia troppo tardi.