In assenza di urea, prosegue la nota, “oltre al calo produttivo di mais, frumento e riso, si rileverebbero anche dei cali qualitativi, che genererebbero una contrazione complessiva del valore per l’intero comparto dei cereali fino al 45% e questo in un Paese che già si distingue per un impiego di azoto significativamente inferiore rispetto ai principali Paesi dell’UE, sia in valori assoluti che per unità di superficie coltivata. Non solo. I dati mostrano come da un punto di vista ambientale l’applicazione dell’urea incida sulle emissioni di gas serra in maniera estremamente contenuta: appena lo 0,1% delle emissioni totali italiane e solo l’1,3% di quelle agricole. Dati che confermano come il suo divieto non avrebbe effetti significativi sulla mitigazione delle emissioni di gas climalteranti.
Inoltre, da diversi anni esistono soluzioni tecnologiche applicabili all’urea per mitigarne gli impatti ambientali. Tra queste i polimeri ricoprenti o i cosiddetti inibitori dell’ureasi: molecole innovative con performance scientificamente comprovate, in grado di contenere le perdite di ammoniaca in atmosfera fino a una media del 70-80%”.
“L’industria dei fertilizzanti gioca un ruolo fondamentale per garantire la sicurezza alimentare del nostro Paese e crediamo che una gestione sempre più razionale, responsabile ed evoluta dei fertilizzanti sia una sfida da affrontare insieme a tutto il comparto agricolo, per guardare al futuro dell’agricoltura italiana” – ha dichiarato Paolo Girelli, Presidente di Assofertilizzanti-Federchimica – “siamo fortemente preoccupati del provvedimento che prevede il divieto di impiego dell’urea, poichè non sono stati presi in considerazione i suoi effettivi impieghi e la sua indispensabilità per la filiera cerealicola italiana. Oggi l’industria è inoltre in grado di fornire soluzioni innovative in grado di mitigare gli impatti ambientali dell’urea, nonchè una serie di prodotti complementari, assicurando agli agricoltori una cassetta degli attrezzi completa alle più svariate esigenze colturali”.
“La complementarità nell’uso di tutte le tipologie di fertilizzanti rappresenta un principio fondamentale che la nostra Associazione promuove da sempre. Solo attraverso un approccio equilibrato e scientificamente fondato possiamo garantire agli agricoltori un ventaglio completo di strumenti produttivi, evitando restrizioni ingiustificate che rischierebbero di compromettere la competitività delle imprese agricole.” Lo studio elaborato da Nomisma offre un contributo concreto e di grande valore al dibattito nazionale sull’impiego sostenibile dei fertilizzanti, mettendo in evidenza la necessità di mantenere un equilibrio tra produttività, qualità delle colture e tutela dell’ambiente.
“L’analisi evidenzia come una gestione non efficiente della fertilizzazione azotata possa generare perdite economiche rilevanti. In particolare, l’ipotesi di un blocco dell’uso dell’urea nel Bacino Padano avrebbe effetti estremamente negativi su alcune colture chiave del nostro sistema agroalimentare. Il mais, ad esempio, è una componente essenziale per sostenere il comparto zootecnico e le grandi produzioni DOP; il frumento costituisce la base delle filiere 100% italiane dei prodotti da forno, dolciari e della pasta; mentre il riso italiano assicura una quota significativa dell’approvvigionamento europeo. Senza soluzioni tecnicamente ed economicamente sostenibili, si rischia di compromettere in modo serio la produttività e la redditività delle aziende agricole dell’area padana, mettendo in discussione il posizionamento competitivo dell’intero sistema agroalimentare italiano, tanto sui mercati nazionali quanto su quelli internazionali” – ha dichiarato Paolo De Castro, Presidente di Nomisma.
Lo scenario delineato, prosegue la nota, “indica chiaramente come lo sviluppo del settore fertilizzanti e l’evoluzione delle tecnologie impiegate rappresentino elementi imprescindibili per garantire un’agricoltura competitiva, resiliente e capace di assicurare la sicurezza alimentare delle prossime generazioni”.
-foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).